L'appello del ristoratore che ha riaperto: «Cerco cuoco e pizzaiolo, sennò chiudo»

Mercoledì 26 Maggio 2021 di Lura Bon
La lavagna nel locale trevigiano che indica la ricerca del personale
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CONEGLIANO (TREVISO) - Cerco cuoco e pizzaiolo, sennò chiudo. Stefano Durante, titolare della pizzeria Saporoso di Conegliano e del Fuori casa di Ponte della Priula, non è andato tanto per il sottile.

Sulla bacheca che, generalmente, annuncia il menù del giorno e le ultime news, ha trasmesso, questa volta, un messaggio inconsueto: Cerco cuoco e pizzaiolo, sennò chiudo.


Un progetto di vita o una provocazione?
«Questo messaggio si colloca a metà fra la provocazione e l'sos. Amo il mio lavoro e mi ci dedico anima e corpo. Voglio però esprimere quella che, per me, è un'emergenza: nonostante abbia trasmesso la mia richiesta per assunzione di personale a vari enti, in particolare all'informagiovani di Conegliano, finora non sono riuscito a trovare nessuno che mi dia una mano. Nemmeno un cane si è fatto vivo. Così, ho perso la pazienza e ho lanciato questo messaggio».


Lei, peraltro, già in passato ha sottolineato il problema...
«È vero, ma ora, in fase di ripartenza post covid, la questione assume un sapore particolare. Il problema è pazzesco. A me ad esempio piacerebbe proporre qualche piatto nuovo, di pesce, ad esempio. Ma cosa faccio? Mi ci metto io? Vorrei trovare qualcuno che avesse esperienza. Invece, finché si tratta di assumere una ragazzina per un contratto a chiamata nel week end la situazione fila, ma per qualcosa di più stabile e impegnativo no».


Qual è il motivo, secondo lei?
«Di sicuro qualcuno pensa di fare la stagione al mare e non vuole impegnarsi a Conegliano o a Ponte della Priula, ma mi chiedo perché, in due mesi, da quando cioè ho mandato le prime richieste, non si sia fatto avanti proprio nessuno. Io sono convinto che più di qualcuno punti sulle indennità di disoccupazione o sul reddito di cittadinanza. O, forse, c'è chi pensa di lavorare a nero. Io però sono in seria difficoltà. Pensavo che, per effetto della chiusura di altri bar e ristoranti, ci fosse la colonna davanti ai miei locali. E invece...».


Quanto hanno influito, secondo lei, le varie chiusure su tale atteggiamento?
«Io credo che più di qualcuno abbia pensato di cambiare lavoro. Probabilmente il mondo della ristorazione è sentito come troppo incerto e precario e di conseguenza si sono orientati sull'attività in fabbrica. La mia speranza ora è che mi dia una mano mio figlio, che sta finendo il terzo anno all'alberghiero, ma ovviamente non mi sarebbe dispiaciuto avere una persona d'esperienza. Forse, a limitare l'interesse per il mio locale è il fatto che io non garantisco l'alloggio, ma non credo che tale spiegazione possa bastare».


Come è andata dopo le riaperture?
«È andata bene, siamo operativi con terrazza e dehor; c'è sempre un bel lavoro. Probabilmente continuerò con il distanziamento attuale e con questa linea anche se mi dessero l'ok per situazioni diverse. Ho notato che al cliente fa piacere e che gradisce stare seduta senza turni; noto che va bene a tutti che il locale sia aperto e riscaldato, senza rischio covid. La questione è che in tre quattro gatti non si può andare avanti. Al Saporoso sono io da solo, mio figlio, come cameriere, un pizzaiolo una ragazzina a chiamata. Servono almeno due persone in più, per averne venti trenta in più, mentre serve almeno un cuoco al Fuori casa. Così infatti non è un lavorare organizzato. Sei sotto pressione e arrivi alla domenica sera distrutto». Tanto da finire per minacciare, almeno a parole, di chiudere i battenti.
 

Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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