Pestata dal marito per 46 anni: «Finora non l'ho denunciato per i figli»

Martedì 5 Febbraio 2019 di Denis Barea
foto di repertorio
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TREVISO - Quarantasei lunghi anni di matrimonio. Fosse stato vero amore verrebbe da invidiare un traguardo così, in tempi in cui la coppia sempre più spesso scoppia anche prima della fatidica crisi del settimo anno. La verità però è ben diversa. Perché alla soglia del mezzo secolo di fedi al dito in questo caso si è arrivati non per amore ma piuttosto per la paura di lei che i figli potessero vergognarsi di avere genitori separati. Ed è per questa ragione che una trevigiana, oggi 73enne, ha deciso di sopportare in silenzio, salvando di quel matrimonio solo la nascita dei quattro figli. Fino a quando, ormai anziana, si è decisa a chiedere la separazione dal marito, un 80enne ex imprenditore artigiano, e a denunciarlo per maltrattamenti. 
LA SPIEGAZIONE «Non potevo separarmi, mi vergognavo e soprattutto ho pensato che i miei figli si sarebbero vergognati di avere genitori separati» ha raccontato in aula, chiamata a deporre nel processo avviato a carico dell'oramai ex marito. Tutto per il bene dei figli, gli stessi che, nel 2015, dopo l'ennesima lite e l'aggressione del padre ai danni della mamma, hanno deciso di prendere la situazione in mano. Spiegando e convincendo i due a separarsi, per il bene di tutti e soprattutto di lei. «Per noi - è la loro versione della storia - vedere quelle scene era diventata una abitudine. Ma a un certo punto abbiamo capito che ora di dire basta». Quelle scene erano le botte che l'ex imprenditore avrebbe rifilato alla moglie fin dai primi tempi del matrimonio, un rapporto in cui le regole decise dall'uomo erano chiare: lui era il padrone e lei poco più di una serva. Per tutta la vita coniugale la presunta vittima ha fatto la casalinga e la mamma, tirando su quei quattro figli la cui nascita non ha mai convinto il marito a cambiare registro. Chiusa in casa, senza uno straccio di autonomia, in balia di lui in tutto e per tutto. Era cointestataria del conto corrente familiare ma racconta di non avere mai prelevato neppure una lira o un euro «perché lui - ha rivelato - non me lo lasciava fare».
IN SILENZIO Sottomessa e dipendente economicamente per quarantasei lunghi anni non ha visto vie d'uscita praticabili. E ha taciuto, subendo umiliazioni, vessazioni e anche tradimenti. Le botte sarebbero state quasi quotidiane, arrivavano per le ragioni più svariate e il più delle volte banali: un bicchiere sul tavolo ma non nel posto dove lo voleva lui e veniva picchiata. Voleva comperarsi una borsa nuova per una occasione importante come il battesimo del nipotino e giù botte. E dei sonori ceffoni li avrebbe presi anche quando, fin da giovane, chiedeva di uscire la sera per mangiare una pizza tutti insieme. Del resto, stando alla denuncia presentata dalla donna subito dopo l'avvio della separazione, l'80enne una sua vita personale l'avrebbe avuta e anche abbastanza piena, visto che oltre al lavoro come carrozziere nei 46 anni di matrimonio non si sarebbe risparmiato e avrebbe avuto storie con altre donne mentre lei stava a casa, a cucinare, pulire e crescere i figli. 
LA SVOLTA L'attività imprenditoriale dell'uomo avrebbe consentito a tutti di vivere in maniera più che agiata. Una tranquillità economica a cui la 73enne ha però deciso di voltare le spalle per riguadagnare il diritto ad una esistenza felice lontano dalle prevaricazione del marito. «Adesso vivo solo con l'assegno di mantenimento ma almeno sono serena e non prendo più le botte» ha raccontato al giudice mentre, non senza emozione, ha ripercorso le travagliate vicende accadute tra le mura della loro casa durante quasi mezzo secolo in cui per tutti quella era una famiglia normale, come tante altre. Che invece ha tirato avanti per 46 anni solo perché lei ha messo prima di tutto i suoi figli, preoccupata che il divorzio potesse farli vergognare.
 
Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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