TREVISO - Stessa accusa, identica la giustificazione, ma diverso il trattamento processuale per due montebellunesi che, "pescati" a coltivare marijuana, avevano sostenuto d’averlo fatto per curarsi, per sopportare meglio il dolore.
Per poter sopportare meglio il dolore, conseguenza di una grave patologia, Massimo Feletto, 47 anni, di Pederobba, si fumava qualche spinello. Una sorta di terapia del dolore fatta in casa. Ma per farlo era passato a coltivare marijuana nel campo sotto casa. «Ma non avevo mai avuto modo di conoscere e fumare "erba" -aveva spiegato al giudice- così quando l’ho coltivata, ho sbagliato la semina, ottenendo un raccolto troppo abbondante». Tanto che i carabinieri, quando a ottobre gli fecero visita, gli trovarono in casa quasi 3 chili di marijuana. Vista la posizione di Feletto, l’avvocato difensore Giuseppe Pio Romano, ha cercato e trovato un accordo con il pm Mara De Donà. Il 47enne ha così potuto patteggiare 5 mesi e 10 giorni di reclusione, pena sospesa.
Anche il 45enne Rudy Tocchetto, di Montebelluna, si era difesa sostenendo che stava coltivando marijuana per scopi terapeutici, ma per lui a pesare è stata una precedente condanna per spaccio. Assistito dall’avvocato Alessandra Nava il 45enne ha chiesto d’essere processato con rito abbreviato. Il giudice Umberto Donà, valutate le prove e applicata la nuova legge sulle droghe leggere, ha inflitto a Tocchetto un anno di reclusione. In attesa delle motivazioni del giudice, l’avvocato Nava ha annunciato appello. Secondo l’accusa Tocchetto avrebbe trasformato la propria casa in una serra di marijuana: in ogni stanza faceva crescere con amore le piantine di canapa. In tutto i carabinieri ne trovarono e sequestrarono oltre trenta che crescevano rigogliose, mentre altre, per un totale di mezzo chilo, erano già state essiccate ed erano pronte all’uso.
Ultimo aggiornamento: 14:15
© RIPRODUZIONE RISERVATA Per poter sopportare meglio il dolore, conseguenza di una grave patologia, Massimo Feletto, 47 anni, di Pederobba, si fumava qualche spinello. Una sorta di terapia del dolore fatta in casa. Ma per farlo era passato a coltivare marijuana nel campo sotto casa. «Ma non avevo mai avuto modo di conoscere e fumare "erba" -aveva spiegato al giudice- così quando l’ho coltivata, ho sbagliato la semina, ottenendo un raccolto troppo abbondante». Tanto che i carabinieri, quando a ottobre gli fecero visita, gli trovarono in casa quasi 3 chili di marijuana. Vista la posizione di Feletto, l’avvocato difensore Giuseppe Pio Romano, ha cercato e trovato un accordo con il pm Mara De Donà. Il 47enne ha così potuto patteggiare 5 mesi e 10 giorni di reclusione, pena sospesa.
Anche il 45enne Rudy Tocchetto, di Montebelluna, si era difesa sostenendo che stava coltivando marijuana per scopi terapeutici, ma per lui a pesare è stata una precedente condanna per spaccio. Assistito dall’avvocato Alessandra Nava il 45enne ha chiesto d’essere processato con rito abbreviato. Il giudice Umberto Donà, valutate le prove e applicata la nuova legge sulle droghe leggere, ha inflitto a Tocchetto un anno di reclusione. In attesa delle motivazioni del giudice, l’avvocato Nava ha annunciato appello. Secondo l’accusa Tocchetto avrebbe trasformato la propria casa in una serra di marijuana: in ogni stanza faceva crescere con amore le piantine di canapa. In tutto i carabinieri ne trovarono e sequestrarono oltre trenta che crescevano rigogliose, mentre altre, per un totale di mezzo chilo, erano già state essiccate ed erano pronte all’uso.