Il Pd si affida alle primarie per sfidare Conte: «Aperte anche alle civiche»

Mercoledì 29 Giugno 2022 di Paolo Calia
Il seggio delle ultime primarie del Partito democratico di Treviso sotto la Loggia dei 300
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TREVISO - Il Pd trevigiano sceglie le primarie. L’assemblea cittadina ha votato il nuovo regolamento e, di fatto, indicato la strada per selezionare il sindaco che la prossima primavera contenderà Ca’ Sugana all’uscente Mario Conte. Saranno primarie aperte, non limitate quindi ai soli candidati e tesserati Dem ma a disposizione dei sostenitori di tutta l’area del centrosinistra. L’intenzione è di raccogliere le candidature entro ottobre e di fissare la votazione tra la fine di novembre e dicembre. In modo da arrivare a gennaio con un nome legittimato sia dai vertici che dalla base, pronto per una campagna elettorale che si concluderà col voto a primavera 2023 inoltrata. Il Pd sa benissimo che davanti ha un periodo complicato, che strappare Ca’ Sugana a Conte sarà un’impresa, ma riparte con un’energia inaspettata. Quanto accaduto a Verona con la vittoria di Damiano Tommasi ha infuso quantità industriali di ottimismo. E la speranza che il modello veronese possa essere esportato anche nella Marca aumenta le ambizioni. «Treviso non è Verona - osserva Giovanni Tonella, segretario cittadino del Pd - ci sono tante differenze, ma siamo contenti della vittoria di Tommasi, evento che ci dà una grande spinta oltre che alcune indicazioni interessanti sull’approccio da seguire nella prossima competizione elettorale.

Penso alla campagna “porta a porta”, al confronto continuo, tanti spunti da cui trarre insegnamento».


IL METODO

Tonella confida molto nelle primarie: «Abbiamo deciso per questo strumento, molto aperto - conferma - lo mettiamo a disposizione di tutti per arrivare a una soluzione che possa andare bene alla città». In questi giorni il confronto tra le varie componenti della coalizione è continuo. Non a caso Stefano Pelloni, capogruppo Pd in consiglio comunale, punta sulla creazione di uno schieramento largo: «Le primarie - osserva - sono lo strumento migliore per raggiungere il maggior numero di persone possibile e per dare spazio ai progetti civici. Lo schema Verona va sicuramente preso in considerazione». E in quest’ottica il prossima candidato sindaco non dovrà essere per forza espresso dal Pd: «Valutiamo tutto - ribatte Pelloni - nel Pd ci sono ottimi profili, persone preparatissime ma è giusto non precludersi nulla. Quanto avvenuto a Verona e a Padova ci dice che non partiamo sconfitti». E chi parteciperà alle prossime primarie? Antonella Tocchetto prende tempo: «Ottima scelta farle, io non ho ancora deciso se mi candiderò. Sto valutando». Poi i nomi sono i soliti: Paolino Barbiero, Silvano Piazza, Adriano Bordignon. Ma potrebbero aggiungersene altri.


I PALETTI

Le primarie d’area non scaldano molto la componente civica del centrosinistra. Franco Rosi (Treviso Civica), resta prudente: «Se dovesse emergere una candidatura che va bene a tutti, di qualità, in grado di dire la propria, perché si dovrebbe fare un passaggio intermedio come le primarie?», si chiede. Per Rosi, insomma, è sempre il candidato che fa la differenza, non il modo in cui viene scelto: «Che caratteristiche dovrebbe avere il candidato ideale? Non dovrà di certo essere dotato di poteri straordinari. L’ideale sarebbe una persona con mentalità riformista, aperta al dialogo con tutte le anime della città, quindi con grandi contatti nel territorio». Rosi si rivolge anche ai privati: «Questa città, che si è seduta, ha bisogno di una scintilla. Qui, il 70% delle cose vengono fatte dai privati. A queste persone bisogna far capire che mettersi a disposizione della comunità è importante. Sono tante le cose da cambiare, da potenziare. A cominciare dai rapporti con l’università». Ultimo pensiero dedicato ancora alle primarie: «So bene che sono un’aspirazione del Pd, ma di fronte a un candidato condiviso non vedo perché farle».

Ultimo aggiornamento: 07:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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