TREVISO Corsi on line, palestra in casa, benessere fai da te. Se nel primo lockdown l'organizzazione è stata sperimentale e sostanzialmente gratuita, ora le palestre si organizzano per corsi on line a pagamento. A portare avanti questa battaglia alcune strutture trevigiane, tra cui la Chorea Art Studio. «Il nostro è un lavoro. Siamo stati chiusi ingiustamente, se non sosteniamo i docenti e la struttura, non abbiamo futuro», spiega Michela Camatta. Con lei anche Marina Polo di Studio Pilates 10: «Facciamo lezione all'aperto, ma anche on lone. Sempre però a pagamento. Perchè il nostro è un lavoro». E pure un'istituzione cittadina come la Ren Bu Kan di Ofelio Michielan, punto di riferimento del per il karate, si prepara a resistere portando gli allievi a fare lezione sulle mura: «Per molti di noi questo è il primo lavoro - ammette - viviamo di questo, e gran parte delle iscrizioni annuali viene fatta tra settembre e novembre, dunque il danno è doppio e il recupero economico delle nostre attività sarà da effettuare, si spera, nel lungo termine. Nella nostra disciplina siamo abituati a dire non mollare mai e quindi ci adeguiamo, anche se farlo con il sorriso ormai sta diventando sempre più difficile».
LE SCELTEIntanto i trevigiani si organizzano attrezzando anche le loro case creando spazi dedicati all'home fitness con tutti gli attrezzi per una perfetta palestra.
LE STRATEGIE
Studio Pilates 10 si riorganizza per le vie della città e on line. Ma sempre a pagamento. «Senza vergogna, felici di vivere la nostra Treviso, rispettando le norme ma insieme. All'aperto, in modalità online. A pagamento e con il sorriso», scrive Marina Polo. Anche Chorea Art Studio ha scelto di puntare sui corsi online a pagamento: «Il nuovo dpcm impone la chiusura delle palestre fino al 24 novembre e fino a nuove indicazioni. Ci stiamo organizzando per fare le video lezioni con l'app di Zoom e continuare così gli allenamenti con l'istruttore». Michela Camatta ha deciso di reagire, e di non spezzare il filo con i suoi allievi di ginnastica e di danza: «Il nostro è un lavoro, non possiamo farlo pro-bono. Il corso d'inglese online si paga. Questa chiusura è ingiusta, non è logica. I bar chiudono alle 18? Fai chiudere anche me alle 18. Ma così non ha senso. Non abbiamo mai avuto un positivo». La proposta sta avendo buoni riscontri: «Il benessere prima di tutto, perchè le lezioni su zoom vanno ad aiutare anche a livello psicologico. E abbiamo anche persone con patologie che torneranno indietro se non facciamo qualcosa». E poi il desiderio di non allentare il filo soprattutto con gli adolescenti: «La danza è un modo di sfogo per adolescenti che non possono fare niente. Non siamo noi che facciamo assembramenti, da noi non c'è stato un positivo». Camatta però si fa portavoce della battaglia al no gratis: «Su internet si trova di tutto, vero. Ma io non ritengo giusto dare questo servizio gratis, gli insegnanti vanno pagati ma anche la struttura va sostenuta perchè sennò chiudiamo. Per fare zoom abbiamo attivato l'abbonamento. Se vogliamo che le scuole sopravvivano, chi può lavorare dovrà darci un aiuto».