Vendeva sottobanco farmaci dopanti, scatta la chiusura della farmacia

Lunedì 8 Novembre 2021 di Maria Elena Pattaro
La farmacia della dottoressa Valentina Alessi Battaglini
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PAESE - Lei, che è farmacista, avrebbe venduto sottobanco medicinali proibiti ai body builders, in «totale difformità rispetto alle indicazioni terapeutiche».

Nell’inchiesta dei Nas di Treviso che ha smascherato il traffico internazionale di sostanze dopanti gestito da Pietro Munisteri, 35 anni, personal trainer e dalla madre Anna Maria Taormina, bidella di 60 (entrambi arrestati), è finita anche la dottoressa Valentina Alessi Battaglini, messinese di 45 anni e da venti iscritta all’Albo dei Farmacisti. E’ la titolare dell’omonima farmacia di Castagnole, frazione di Paese. La donna è indagata per somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute. Da qui la denuncia penale e anche la sanzione amministrativa: l’attività verrà sospesa da un minimo di 15 a un massimo di 30 giorni, come previsto dalla normativa. L’ordinanza dell’Usl 2 è attesa per oggi. E, come anticipato dal dg Francesco Benazzi, probabilmente si propenderà per il massimo della sanzione, ovvero: battenti chiusi per 30 giorni. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti la farmacia di Castagnole faceva parte a pieno titolo del canale di approvvigionamento italiano (ce n’era anche uno estero) dei medicinali dopanti che madre e figlio rivendevano ai culturisti di tutta Italia, per un giro di affari da oltre 100mila euro. La farmacista è sospettata di connivenza con il personal trainer: è a Castagnole infatti che il 35enne avrebbe utilizzato gran parte delle false ricette bianche, create ad arte per ottenere farmaci dopanti (anabolizzanti, sostanze a base di testosterone, dell’ormone della crescita ma anche di nandrolone).


SOTTO BANCO
Secondo i Nas la farmacista, in un arco di sei mesi (il periodo massimo in cui è obbligatorio conservare la ricetta) avrebbe venduto 900 scatole di medicinali proibiti, tra cui il Testovis e l’Andriol, a base di testosterone. Di queste, 300 sarebbero state cedute con false ricette bianche, mentre delle restanti 600 si sono perse le tracce. Come le ha smerciate? Sotto banco, secondo gli inquirenti, che hanno ricostruito il traffico grazie ai contatti telefonici e ai messaggi delle chat. Per la farmacista finita sotto inchiesta si profila anche l’eventualità di un procedimento disciplinare. «Un fatto del genere avvilisce l’intera categoria - commenta il presidente dell’Ordine dei Farmacisti Giuseppe Losego -. Se l’accusa trovasse conferma, sarebbe il peggior reato che un farmacista possa compiere perché va contro l’etica professionale e contro il ruolo di tutela della salute pubblica. L’esatto contrario della nostra mission. Finora non abbiamo ricevuto segnalazioni ufficiali ma faremo chiarezza».


INDAGATI ANCHE DUE TIPOGRAFI
Ma la rete di connivenze su cui si reggeva il traffico di sostanze dopanti non finisce qui. Tra i 65 indagati figurano anche due tipografi: Paolo Morsoletto, titolare della tipolitografia L’Artigiana srl di Montebelluna e la figlia Natasha Battistella. Per loro l’accusa è di falsificazione di prescrizioni mediche perché avrebbero stampato le ricette false. Oltre alle etichette dei brand inventati da Munisteri. Lui e la madre infatti non si limitavano a commerciare in modo illecito le sostanze già sul mercato ma ne producevano di proprie, usando i marchi fake “Medical Pharma” e “Dunning Labs”. La coppia era cliente della tipografia almeno dal 2018, in base alle ricostruzioni fatte dai Nas attraverso l’acquisizione dei file trasmessi alla tipografia. I documenti sfornati dalle stampanti erano indubbiamente falsi: tutte uguali e a favore dello stesso beneficiario, con in calce la firma di medici che nulla c’entravano con quel traffico. 

Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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