RUBANO (PADOVA) - Paolo Nicoletti ha dovuto assistere all'esecuzione di Dorjana Cerqueti, la donna che l'ha cresciuto, la sua seconda mamma. «Quand'era già a terra le ha sparato il secondo colpo alla testa» racconta la sorella di Paolo, Chiara Nicoletti, che ricorda quei minuti di sangue e paura al civico 72 di via Palù, a Rubano, dove la famiglia stava per mettersi a tavola per il compleanno della donna. Per tutti e tre i figli nati dal primo matrimonio di Galdino Nicoletti - Paolo, Chiara e Federica - Dorjana, era stata a tutti in effetti una mamma. Una famiglia unita, completata dall'arrivo dall'ultimo fratello, Michele. Poi quello che nessuno si aspettava: dopo 36 anni un anziano ha suonato alla porta di casa: «Ciao, sono Stellio». «E' arrivato qui davanti, ha suonato il campanello e ha chiesto di Dorjana - racconta con un filo di voce Chiara - e mio fratello Paolo, che ha risposto al citofono, è andato a chiamarla». Dorjana si stava occupando del marito Galdino che da qualche tempo ha bisogno di essere accudito. Paolo le ha detto che c'era suo padre al cancello, una visita che deve averla scossa visto quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva incontrato, nel 1985.
«Lei è uscita - ha raccontata ancora Chiara - ad un certo punto dava la schiena a suo padre, forse perché hanno parlato fra di loro ma non so di cosa, e lui le ha sparato; dopo si è abbassato e l'ha colpita in testa e poi si è sparato.
LA CONSORTE
La moglie di Stellio Cerqueti, la napoletana Rosetta Cirillo, di 57 anni, residente a Monfalcone, ha saputo quanto aveva fatto l'uomo attraverso la sorella di lui, Anita, che vive ancora a Capodistria, in Slovenia. «Sto male, non ho dormito tutta la notte» esordisce la donna, 57 anni, sposata nel 2016 con l'88enne. «Il nostro matrimonio era basato sul bene reciproco. Eravamo d'accordo che io gli sarei stata vicina e lui mi avrebbe aiutato con i soldi. Ci facevamo compagnia a vicenda. Era comunque gentile e generoso». «Non c'era niente di strano ieri mattina (venerdì, ndr). Stellio aveva una protesi al ginocchio e doveva operarsi proprio a Padova a mezzogiorno. Quella mattina era normale, niente di diverso dal solito. È partito con il solito taxi e non mi ha detto niente della figlia o altro. Quando è arrivato a destinazione, mi ha chiamato. Sto bevendo un caffè». «La figlia non la conosco - continua la moglie - avevano bisticciato da un sacco di tempo. Non so niente di lei. Ricordo che una volta mi disse che aveva litigato per una questione di eredità, cose del passato però». «Mi dispiace tanto che Dorjana sia morta - mormora Rosetta Cirillo - Mi dispiace per la famiglia, per i figli. Mi sono commossa tanto a pensare a loro, mi scuso per quel che è successo. Io stavo qua, a Monfalcone. Stellio non si è voluto far accompagnare. Come potevo pensare che invece che andare in ospedale, andava dalla figlia? Non doveva farmi questo, come ha potuto?».