Ad uccidere la modella Sara Pegoraro un'overdose di eroina: è caccia allo spacciatore

Mercoledì 29 Giugno 2022 di Maria Elena Pattaro
Sara Pegoraro modella di 26 anni uccida da un'overdose di eroina

VILLORBA - Una bellezza magnetica, un fisico statuario e una passione che l'ha spinta a vivere a mille ogni singolo attimo, tra scatti sensuali, viaggi esotici e il brivido dei motori. Ma anche un'anima fragile, caduta nella trappola della dipendenza. Sara Pegoraro, modella di 26 anni, è stata trovata morta venerdì sera, 24 giugno, nella casa di Villorba in cui viveva con la madre. Ad esserle fatale un'overdose di eroina. La Procura di Treviso ha aperto un fascicolo per morte in conseguenza di altro reato per fare piena luce sul decesso della 26enne e per individuare chi le ha ceduto la dose fatale. Il sostituto procuratore Anna Andreatta, titolare dell'indagine, ha disposto le analisi del sangue per avere la conferma sul tipo di sostanza di cui la ragazza avrebbe fatto uso e in quale quantità. Da una prima ricostruzione il decesso sarebbe stato provocato appunto da un'overdose. Di eroina. Saranno i risultati delle analisi a chiarire se lo stupefacente fosse tagliato male o se la 26enne ne abbia assunto una dose eccessiva - più o meno volontariamente - che ne ha provocato la morte. Uno scenario che innesca la caccia al pusher. Le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia di Treviso, intervenuti a casa della vittima la sera del ritrovamento, insieme ai sanitari del 118. Sul corpo della giovane sarà fatta anche un'autopsia che potrà fornire ulteriori e determinanti elementi sulle cause di morte della ragazza. Il Procuratore di Treviso, Marco Martani, ha aperto un fascicolo per «morte in conseguenza di altro reato» e per questo disporrà in settimana l'esame autoptico.

L'obiettivo è sempre quello di raccogliere prove per arrivare ad individuare lo spacciatore che ha fornito l'ultima dose a Sara. 


LE ULTIME 24 ORE
È la stata la madre a lanciare l'allarme quando ha trovato la figlia esanime. I soccorsi sono stati tempestivi ma per Sara ormai non c'era più niente da fare. Il miracolo della sera prima, quando la 26enne è stata salvata per un soffio da un'altra overdose, non si è purtroppo ripetuto. Anche la mattina stessa Sara era stata provvidenzialmente soccorsa vicino al supermercato Aldi di viale della Repubblica, a Treviso, per un malore riconducibile sempre alla sua dipendenza. La morte, sfiorata per ben due volte in poche ore, alla fine se l'è portata via, lasciando un vuoto enorme nelle vite chi le stava accanto, a partire dai genitori e dal fratello. Un vuoto che si intreccia al senso di colpa di chi si chiede se non fosse possibile fare di più per salvarla. «Giovedì, in uno dei tanti messaggi vocali mi aveva chiesto di accompagnarla al Serd (Servizio per le dipendenze) per una ricetta - racconta Serena, una delle sue più care amiche -. Col senno di poi quella era forse una richiesta di aiuto che non sono riuscita a cogliere. Quel messaggio l'ho ascoltato quando ormai era troppo tardi. Il giorno stesso ci eravamo viste di persona ma non mi aveva detto nulla». Poi la situazione è precipitata.


IL RITRATTO
«Sara era come un bomba: esplosiva. Qualsiasi cosa facesse lasciava una traccia, era impossibile restarle indifferenti - la ricorda l'amica -. Bellissima, sensibile, profonda, metteva una grande passione in tutto quello che faceva. Viveva intensamente ogni attimo, dedicandosi al suo lavoro di modella e alle sue passioni». Ne aveva tante, tutte raccontate sui social: l'hip-hop, la moto da enduro, i go kart, i viaggi, l'ultimo a Santo Domingo. E gli scatti sensuali. Sono moltissime le foto, anche di nudo, in cui la 26enne sfoggia la sua straordinaria bellezza. Lo sguardo profondo, il sorriso dolce, i tatuaggi che esaltavano quelle forme perfette. Luci a cui faceva da contraltare l'ombra della tossicodipendenza, da cui la 26enne aveva cercato di uscire. «Speravamo che potesse farcela. Forse non abbiamo insistito abbastanza per convincerla a entrare in una comunità - racconta l'amica -. Non voleva perché era convinta che così avrebbe rinunciato alla sua libertà». Invece le catene erano altre. «Il difficile non è raggiungere qualcosa ma liberarsi nella condizione in cui si è» - scriveva Sara l'11 giugno sul suo profilo Facebook. «Grazie mamma per esserci sempre stata, pronta ad aiutarmi in ogni momento è per non avermi lasciata mai sola! Sei la mia ancora» - si legge invece in un altro post, dedicato alla madre, che in questi anni non ha mai smesso di starle vicina, soprattutto nei momenti più bui. Ora è forte il cordoglio per sua scomparsa: decine i messaggi di addio comparsi sui social. «Tu eri forte, un uragano di energia, non ti fermavi mai - la ricorda Marta, un'altra amica -. Sapevi sempre come difenderti da tutto e da tutti, come tirarti fuori dai guai in cui spesso ti cacciavi. La tua incedibile capacità di capire le persone al primo sguardo. Hai sempre fatto di testa tua e per questo sei sempre stata libera. Ci insegni che ogni momento e sacro, che ogni momento potrebbe essere l'ultimo».

 

Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 08:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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