Omicidio di Vittorio Veneto, Riccardo uccide suo padre dopo cinque giorni di follia: «Era sotto choc, non si ricordava dov'era casa sua»

Venerdì 18 Novembre 2022 di Maria Elena Pattaro
Omicidio Vittorio Veneto, Riccardo De Felice sotto choc

VITTORIO VENETO (TREVISO) - Cinque giorni di delirio, poi il delitto. La spirale di follia che ha spinto Riccardo De Felice, 24 anni, a sgozzare il papà Francesco, 56, militare da poco in congedo, è iniziata venerdì mattina. «Lo ha accompagnato a casa una sua collega: il ragazzo era completamente perso, sotto choc, tanto da non sapere quale fosse casa sua. Si è seduto in mezzo al prato dietro la palazzina: era assente, confuso. Il padre è riuscito a tranquillizzarlo, ma Riccardo sembrava aver paura di lui, si percepiva un distacco netto». A riavvolgere il nastro raccontando le prime preoccupanti avvisaglie della pazzia è Massimo Grava, un vicino di casa dei De Felice, che abita a nello stesso complesso condominiale di via Rosolen, a Vittorio Veneto, teatro della tragedia. «Chi poteva immaginare...» allarga le braccia il vicino: è stato lui, insieme alla figlia Giorgia, a riconoscere Riccardo in quel ragazzo dallo sguardo assente che vagava nel parcheggio condominiale venerdì mattina.

E ad avvertire il padre Francesco. 


L’ULTIMO GIORNO DI LAVORO
Alle 10.30 Riccardo era arrivato in via Rosolen, accompagnato in auto da una collega della Zoppa Industries, la fabbrica in cui il ragazzo ha lavorato fino a venerdì, nel reparto produzione. Poi basta. Ma visto il dramma l’azienda preferisce non scendere nei dettagli. Il 24enne aveva indicato l’indirizzo alla collega, poi il black out. Tanto che la donna aveva chiesto ai vicini se sapevano indicarle l’appartamento in cui abitava. «Era in abiti da lavoro, in stato di choc» racconta Massimo insieme alla figlia Giorgia: anche lei ha assistito alla scena. «Appena l’ho riconosciuto, ho suonato campanello a Francesco, gli ho detto: “Scendi, tuo figlio è sotto choc”. Lui è uscito subito e lo ha tranquillizzato, ma si vedeva che il ragazzo sembrava aver timore di lui e lo trattava con distacco. Teneva tutti a una certa distanza. Il papà lo ha portato in casa e per giorni non lo abbiamo più visto». Allarme rientrato, o almeno così sembrava ai vicini. Nessuno immaginava che da lì a qualche giorno il ragazzo avrebbe ucciso il padre nel sonno, mentre dormiva sul divano, sbarrando la porta del soggiorno per impedire alla madre Adriana di vedere cosa aveva fatto. Del resto era stato lo stesso Francesco a rassicurare il vicino: «Domenica ci siamo incrociati giù nei garage - dice Grava -. Mi ha ringraziato per l’episodio di venerdì mattina e mi ha detto “adesso va tutto bene”». Invece la polveriera del disagio psichico del 24enne stava per esplodere. La famiglia, che si era accorta che il ragazzo stava male, aveva già preso appuntamento con uno psichiatra. Ma lui, a quanto pare, non ne voleva sapere. Tant’è che era anche scappato di casa. I genitori lo avevano cercato in lungo in largo, riuscendo a rintracciarlo in Pedemontana. Ma quando il papà lo aveva affiancato in auto, lui si era rifiutato di salire. Lo avevano rintracciato poi in un locale di Vittorio Veneto e lo avevano convinto a tornare a casa La situazione era evidentemente difficile, ma il 24enne non era mai stato violento. Oggi avrebbe avuto il colloquio con lo psichiatra. «Chi poteva immaginare che sarebbe finita così? Del resto quello che traspare dall’esterno non corrisponde quasi mai a quello che succede realmente tra le mura domestiche» aggiunge Grava, che per anni ha avuto accanto i De Felice prima che si trasferissero nel nuovo appartamento, dove nella notte tra martedì e mercoledì è andato in scena l’impensabile. La situazione è degenerata in pochi minuti. Poco prima delle 4.30 Riccardo sbarra la porta del soggiorno mettendo un mobile di traverso. Con un attrezzo per le trazioni assesta due colpi in testa al padre, addormentato sul divano. Dopo averlo stordito, con un coltello da cucina lo colpisce alla gola. Tre fendenti fatali. «Rimani lì, non entrare» dice alla madre, che nel frattempo si era svegliata di soprassalto. Mentre la donna chiedeva aiuto ai carabinieri, e a una vicina, Riccardo raggiunge il pianerottolo, in attesa dell’arrivo dei militari, a cui si consegnerà senza opporre resistenza. 


RESIDENTI SCONVOLTI
Sconcerto, dolore e vicinanza: queste le reazioni dei residenti. Nessuno punta il dito, anzi. «Non bisogna giudicare: Riccardo era ed è un bravo ragazzo, ma quando la testa non ragiona più niente e nessuno ti può fermare» dice Giorgia, ancora incredula che quel ragazzo dal carattere sempre così schivo sia arrivato a tanto. «Faremo il possibile per stare vicini ad Adriana e all’altro figlio Gabriele». 

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Ultimo aggiornamento: 07:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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