Sgozza il papà che dorme sul divano: «Mi perseguitava», manìe e deliri nella mente del 24enne Riccardo

Giovedì 17 Novembre 2022 di Alberto Beltrame
La vittima Francesco De Felice assieme al figlio Riccardo

VITTORIO VENETO (TREVISO) - Ha stordito il padre, già assopito sul divano, con due sprangate in testa, poi lo ha ferito mortalmente alla gola con tre fendenti, utilizzando un coltello da cucina. Quando i carabinieri sono arrivati nell'appartamento al secondo piano di via Rosolen, a Vittorio Veneto, Riccardo De Felice, 24 anni, era sul pianerottolo di casa, sotto choc, ad aspettarli. A chiamare i soccorsi era stata però la madre Adriana che, alle 4.30 del mattino, si era svegliata di soprassalto, senza però riuscire ad entrare in salotto, sbarrato con un mobile posto di traverso sulla porta dal figlio, dove si è consumato il delitto. Ormai esanime, sul divano, c'era il corpo del marito e papà del 24enne: la vittima è Francesco De Felice, 56 anni, tenente colonnello dell'esercito da qualche mese in congedo dopo aver lavorato, come ultimo incarico, al Cimic Group di Motta di Livenza.

La confessione: «Mi sentivo perseguitato»

È stato ucciso dal figlio mentre dormiva. Riccardo De Felice, sentito nel corso della mattinata in caserma dai carabinieri, ha confessato l'omicidio, rilasciando alcune dichiarazioni spontanee. «Mi sentivo perseguitato» ha detto il 24enne il cui quadro psichico è stato subito delineato in tutta la sua complessità. «Aveva idee deliranti, a sfondo persecutorio - ha spiegato il procuratore della Repubblica Marco Martani, preannunciando che nei confronti del ragazzo verrà certamente disposta una perizia psichiatrica -, si tratta di un soggetto in evidente stato di paranoia, che ha manifestato con evidenza stati di delirio persecutorio, negli ultimi tempi concentratisi sul padre».

Il 24enne, ora in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato, si era recentemente rivolto a uno psicologo, ma nei suoi confronti non era stato avviato alcun percorso terapeutico, a quanto pare, né con i servizi dell'Usl né con quelli del Comune di Vittorio Veneto.

Malattia mentale, i sintomi e avvisaglie


Mamma Adriana, impiegata amministrativa al liceo artistico di Vittorio Veneto, e papà Francesco, genitori anche di Gabriele, 26 anni, trasferitosi all'estero, si erano ben resi conto, da tempo, dei segnali di squilibrio dati da Riccardo. Il 24enne aveva studiato filosofia a Ca' Foscari, concludendo un primo ciclo di studi, ma poi li aveva interrotti per andare a lavorare alla Zoppas di Conegliano. Ora però era senza impiego, e da qualche giorno si era pure allontanato dall'abitazione dei genitori. Negli ultimi giorni il padre e la madre non riuscivano più a trovarlo, e si erano messi a cercarlo ovunque. Francesco lo aveva rintracciato in zona Pedemontana, ma Riccardo non aveva voluto salire in auto con lui. Era sconvolto, delirante. E inavvicinabile. Il padre lo aveva poi trovato successivamente in un locale a Vittorio Veneto, ed era riuscito finalmente a riportarlo a casa. Di certo c'era consapevolezza nella famiglia che il ragazzo avesse bisogno di aiuto, e per questo si erano rivolti a uno psicologo. Ma non c'era mai stato bisogno di chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. Non fino alla notte tra martedì e mercoledì.

L'omicidio


«Non andare di là». Così si è sentita dire da Riccardo mamma Adriana quando si è svegliata di soprassalto e ha trovato la porta del soggiorno sbarrata. Il figlio, pochi minuti prima, verso le 4.20, mentre il padre dormiva sul divano, lo aveva colpito in testa con la sbarra per fare le trazioni e poi con uno dei coltelli da cucina lo aveva sgozzato. Nel grande open space non c'era niente fuori posto: non c'è stata alcuna colluttazione. Roberto si è fatto trovare poco dopo dai carabinieri, chiamati dalla donna, sul pianerottolo del condominio. Non ha opposto alcuna resistenza. Ma era in evidente stato confusionale. Mentre i carabinieri di Vittorio Veneto effettuavano i primi rilievi con la scientifica del nucleo investigativo, alla presenza del comandante del nucleo operativo Marco Turrini e del pm Davide Romanelli, gli investigatori hanno sentito in caserma il 24enne, che ha ripercorso il delitto, ammettendo le proprie responsabilità. Ma è subito emerso il quadro psichico «paranoico e delirante molto complesso», così l'hanno definito gli inquirenti, del giovane. «Si sentiva perseguitato, e sul padre aveva riversato tutte le sue ansie, ma non c'era nulla di oggettivo». Il giovane, assistito dall'avvocato Giovanni Maccarrone di Conegliano, verrà sentito dal gip nelle prossime ore per la convalida. La Procura darà incarico all'anatomopatologo Alberto Furlanetto di effettuare l'autopsia sul corpo dell'ufficiale ucciso.

 

Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 13:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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