Omicidio di Varago, Aymen ucciso da una coltellata al cuore: è morto in un minuto

Giovedì 18 Maggio 2023 di Giuliano Pavan
Aymen Adda Benameur, il 17enne di Varago di Maserada ucciso a coltellate dal 18enne Elia Fiorindi

MASERADA (TREVISO) - I fendenti che hanno raggiunto Aymen Adda Benameur sono stati quattro: due alla schiena all’altezza delle scapole (uno superficiale, uno che ha solo intaccato la cute), uno allo stomaco (profondo e potenzialmente mortale) e uno al costato sinistro, sotto l’ascella, che ha trafitto il cuore non lasciando scampo al 17enne, che è morto nel giro di un minuto. Sono i risultati dell’autopsia effettuata dall’anatomopatologo Alberto Furlanetto, incaricato dalla Procura di stabilire le cause del decesso del giovane di Varago di Maserada, e delinearne di conseguenza i risvolti. Presente all’esame autoptico anche il medico legale Antonello Cirnelli, consulente della difesa di Elia Fiorindi (il 18enne arrestato per l’accusa di omicidio volontario) nominato dagli avvocati Fabio Crea e Luigi Torrisi, e il consulente della famiglia della vittima, incaricato dall’avvocato Luciano Meneghetti di seguire le operazioni peritali. Proprio a fronte dei risultati, il commento dell’avvocato Meneghetti è perentorio: «Ora abbiamo la conferma che non è stata legittima difesa».


La ricostruzione

Elia Fiorindi, nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto, ha dichiarato al giudice di aver colpito il 17enne per difendersi: «Voleva il “fumo” gratis, mi ha minacciato e ha cercato di infilzarmi con un coltello che ha tirato fuori dal giubbetto. Mi sono difeso, ma non volevo ucciderlo». Versione che, secondo la difesa, non viene smentita dall’autopsia: «Le due ferite superficiali sul corpo della vittima non escludono il fatto che ci sia stata una colluttazione - afferma l’avvocato Crea - così come ha riferito il mio assistito in sede di interrogatorio di convalida». Fondamentale, per avvalorare questa versione dei fatti, è riuscire a trovare il coltello che Elia Fiorindi dice fosse in possesso di Aymen Adda Benameur. Al momento, però, non c’è traccia di quell’arma. Così come del cellulare della vittima, che non si trova più dal momento del delitto. «Il telefono esiste ma ad oggi risulta sparito - ha dichiarato il procuratore Marco Martani - Del coltello, invece, non abbiamo la certezza della sua esistenza». Non è un dettaglio. Anzi, è la base della tesi difensiva del killer. Un altro particolare che l’autopsia non è stata in grado di appurare con certezza riguarda la ricostruzione fatta da alcuni testimoni del delitto, gli amici di Aymen che hanno cercato di soccorrerlo. Secondo loro il 17enne prima di stramazzare al suolo ha inseguito Fiorindi. Si parla di una corsa di qualche decina di metri. «Impossibile - sottolinea l’avvocato Meneghetti - Con quella ferita al cuore non si riesce a camminare. Aymen può al massimo aver fatto due o tre passi prima di accasciarsi».

Che sia stato in grado di correre dietro al suo assassino, in realtà non sposta alcun equilibrio. Secondo il giudice, infatti, c’è stata la volontà di uccidere. 


L’ordinanza

Nel confermare la custodia cautelare in carcere, il gip Marco Biagetti ha sottolineato la pericolosità sociale di Elia Fiorindi e la gravità del fatto (compiuto in pieno giorno ai danni di un minorenne per motivi di droga): «È uscito di casa con un coltello, e se anche lo aveva fatto per motivi di sicurezza personale aveva comunque la consapevolezza che avrebbe potuto o dovuto usarlo», circostanza che «denota un’indubbia spregiudicatezza, nonostante la giovane età, a compiere e portare a termine in ogni modo possibile fatti reato per guadagnarsi illecitamente da vivere, attraverso la cessione di stupefacente anche a soggetti minorenni». Il giudice ha poi sottolineato che il 18enne potrebbe rischiare ritorsioni da parte di persone vicine alla vittima». Serviranno dunque ancora delle indagini approfondite per capire cosa sia accaduto realmente in via Primo maggio giovedì scorso. Di certo, secondo la Procura, c’è che Fiorindi era arrivato a Varago con 50 grammi di hashish (più altri 9 involucri da un grammo ciascuno) per venderlo alla vittima. E che quando i due sono rimasti soli (entrambi erano arrivati accompagnati da due amici a testa) si è consumato l’omicidio.

Ultimo aggiornamento: 07:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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