«Quelle due pazze hanno ucciso un uomo». Insulta le imputate: salta una giurata del processo Vaj

Mercoledì 2 Giugno 2021 di Serena De Salvador
Le imputate Angelica Cormaci 28 anni e Patrizia Armellin di 54 anni

VITTORIO VENETO - Paolo Vaj, il 56enne ucciso la notte fra il 18 e il 19 luglio 2019 a Serravalle, è morto per asfissia causata da uno sfondamento del torace. Una compressione tale da rompergli le costole, causata dal peso di almeno una persona che a cavalcioni sul suo busto lo ha schiacciato mentre cercava di soffocarlo premendogli un cuscino sul viso. Il tutto con una seconda persona che lo teneva fermo. Quelle due persone, secondo la pubblica accusa, sarebbero Patrizia Armellin di 54 anni e l'amica 28enne Angelica Cormaci, a processo per omicidio volontario. I risultati dell'autopsia sono stati illustrati ieri dal medico legale Alberto Furlanetto, ascoltato con altri dodici teste durante la seconda udienza del processo che si celebra in Corte d'Assise a Treviso. Nell'udienza non è mancato un colpo di scena: nella sfilata di testimoni, a sparigliare le carte è stata anche la sostituzione di una dei giurati popolari. La donna, durante una pausa, è stata sentita dagli avvocati delle imputate commentare Quelle due pazze hanno ucciso un uomo.

Dopo una consultazione con il presidente della Corte, Francesco Sartorio, ha deciso di astenersi e per questo è stato nominato un sostituto che presiederà alle prossime udienze.

LE FERITE
Dopo aver ascoltato le ricostruzioni di medici e infermieri, carabinieri e specialisti, cruciale è stata la deposizione del dottor Furlanetto, che ha condotto l'autopsia. «Vaj è morto per asfissia da costrizione del torace che gli ha sfondato lo sterno e ne ha impedito la respirazione ha spiegato, a cui si è unito anche il tentativo di soffocarlo premendogli sulla bocca il cuscino trovato dietro la testa del cadavere, con macchie di sangue in corrispondenza delle ferite ricevute in precedenza». Sì, perché prima di essere soffocato Vaj è stato percosso. Non nella stanza dove è stato trovato, ma nella camera matrimoniale. «Ha lacerazioni ed ecchimosi in tutta la parte sinistra del volto, al ginocchio e allo stinco sinistri ha proseguito Furlanetto. Tutte compatibili con il bastone di legno ferma imposte». Bastone che fu ritrovato proprio sul letto insieme a due candelabri, in una camera messa a soqquadro e con evidenti tracce di sangue sul materasso e il pavimento. E poi aveva ferite da difesa e unghiate a tutte le braccia e le gambe.

LA RICOSTRUZIONE
Lo è stato invece lo sfondamento del torace. L'autopsia ha anche appurato che Vaj soffriva di diverse patologie: aterosclerosi alle coronarie, cirrosi epatica e sospetta epilessia. Inoltre al momento della morte aveva un tasso alcolemico di 1,2 grammi/litro. «L'alcol ha certamente abbassato le sue difese e rende più facile la rottura delle ossa» ha concluso Furlanetto a esplicita domanda degli avvocati Manfredi e Giribaldi che difendono le imputate. A quanto ricostruito dal pm Romanelli, Patrizia e Angelica (presenti in aula) avrebbero picchiato Vaj mentre era steso a letto, ubriaco, nella matrimoniale. La vittima si sarebbe poi spostata nell'altra stanza, dove le due lo avrebbero immobilizzato, soffocato con il cuscino e schiacciato sedendoglisi sopra. Il movente starebbe in alcune polizze vita intestate alla Armellin, mentre la difesa sostiene abbiano reagito all'ennesima sfuriata violenta del 56enne. Il 30 giugno la prossima udienza.
 

Ultimo aggiornamento: 12:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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