Omicidio del Piave. L'appello della famiglia di Anica Panfile: «Trovate chi l'ha uccisa, i suoi quattro bimbi ora sono senza una mamma»

Martedì 30 Maggio 2023 di Valeria Lipparini
L'appello della famiglia di Anica Panfile: «Trovate chi l'ha uccisa, i suoi quattro bimbi ora sono senza una mamma»

SPRESIANO (TREVISO) - «Trovate l’assassino di Anica. Ha fatto del male a un’intera famiglia e ora quattro bambini sono senza la loro mamma». Questo l’appello dei parenti di Anica Panfile, la 31enne romena uccisa a botte, ritrovata cadavere in un’ansa del Piave, a Spresiano, domenica scorsa. Da ieri Joanna Panfile, la mamma 56enne di Anica, è assistita da un legale, l’avvocato Stefano Tigani, messo a disposizione dall’Associazione Penelope, che si occupa di persone scomparse. Proprio ieri il legale ha raccolto la nomina, firmata dalla 56enne, venuta in Italia cinque anni fa per aiutare la figlia con i nipoti. «Assisterò Joanna nel procedimento penale, in quanto prossima congiunta della vittima. L’obiettivo è quello di costituirci parte civile in un eventuale processo».

L’avvocato misura le parole. È una fase delicata con le indagini ancora in corso. «Dobbiamo far lavorare magistratura e organi inquirenti. Io sono a disposizione della famiglia» sottolinea l’avvocato Tigani. Non vuole aggiungere di più. Anche se la comunità di Sant’Egidio, che aiuta Anica da 5 anni, insieme all’Associazione Penelope, fanno quadrato.


LA PROPOSTA


«Cercheremo di aiutare la sfortunata famiglia di Anica, ci muoveremo anche attraverso l’avvocato, con il Tribunale dei minori, con il Comune, con le assistenti sociali perchè ci diano un aiuto concreto. Vorremmo che i quattro fratelli di 13, 10, 6 e 2 anni e mezzo restassero con la nonna. Il dolore di aver perso la mamma è già immenso. Non vorremmo che si aggiungesse anche la dissoluzione del loro nucleo familiare. Il padre naturale potrebbe riportare in Romania i suoi tre figli. Dobbiamo pensare al benessere dei minori e questo non succederà se saranno trascinati in un Paese che non è il loro» dice Valerio Delfino, della comunità di Sant’Egidio. La nonna, pur sordomuta, è perfettamente in grado di badare ai bambini. Cosa che peraltro fa da cinque anni a questa parte, quando è arrivata in Italia perchè il marito di Anica se n’era andato. Capisce il labiale, soprattutto romeno, e si esprime attraverso la scrittura.


LE INDAGINI


Intanto, prosegue l’attività investigativa dei carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Valeria Peruzzo. I militari dell’Arma stanno cercando di ricomporre le tante tessere di un puzzle particolarmente intricato. Ad aiutarli le 60 telecamere tra Maserada e Spresiano che potrebbero ricostruire le ultime ore di vita di Anica. Con chi ha trascorso le ultime ore? Perchè è stata picchiata selvaggiamente, con calci perfino in testa? Quale il motivo di tanta furia? E poi, ancora, chi sono i complici dell’omicida? Il Procuratore della Repubblica, Marco Martani, non ha verità assolute. «È possibile che il corpo di Anica sia stato gettato nel canale della Vittoria, in via del Fante a Spresiano, dove la strada diventa via Barcador». Per avere certezze, però, servono riscontri oggettivi che ancora non ci sono. Inoltre, non è stato ancora chiarito se l’ex marito fosse in Italia, o meglio nel trevigiano, quando Anica è scomparsa. «Stiamo verificando gli spostamenti dell’uomo» ha fatto presente il procuratore capo. Così come sono state passate al setaccio le ultime ore di vita di Anica. Sembra che una telecamera abbia immortalato la giovane donna salire su un’auto guidata da un uomo. Potrebbe essere lui l’ultimo ad averla vista viva. È questo quanto è stato detto ieri nel corso della trasmissione “La vita in diretta” condotta dal giornalista Alberto Matano. Il procuratore capo Martani ha rimarcato: «I carabinieri stanno visionando le telecamere. E stanno verificando gli spostamenti dell’ex marito come di Anica». Sentito, oltre all’ex marito, anche il 58enne Luigino De Biase, attuale compagno di Anica da cui aveva avuto l’ultima figlia. Inoltre, la Procura si appresta a compiere una serie di ulteriori indagini sugli abiti che la donna indossava quando è stata ritrovata alla ricerca di tracce di Dna riconducibile al presunto assassino. «Parteciperemo a tutte le attività di istruzione probatoria preventiva. Come alle analisi su abiti o reperti eventualmente rintracciati e collegabili al delitto. Vi parteciperemo con passione per cercare di arrivare alla verità. Perchè sono sicuro che ci arriveremo» conclude l’avvocato.

Ultimo aggiornamento: 06:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci