Moglie e amica uccise nel rogo della casa: disposti i domiciliari per Miglioranza

Giovedì 25 Marzo 2021 di Denis Barea
Sergio Miglioranza, è accusato di rogo doloso e duplice omicidio
2

PAESE (TREVISO) - Da quando è in carcere le sue condizioni di salute sono progressivamente peggiorate, il regime carcerario gli genera un “forte stress” perché per lui è stato come immergersi in un “ambiente scioccante”, data l’età avanzata. Per questo Sergio Miglioranza, il 70enne arrestato lo scorso 5 marzo accusato del duplice omicidio della moglie Franca Fava e dell’amica di lei, Fiorella Sandre, va ai domiciliari. L’uomo è fuori dal carcere da ieri mattina e ha trovato ospitalità da un amico che abita in provincia. I suoi avvocati hanno quindi rinunciato alla udienza al Tribunale del Riesame, fissata per il 31 marzo. La decisione è stata presa ieri dal gip Angelo Mascolo, lo stesso che in relazione ai fatti del 10 giugno scorso aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’anziano, accusato di aver appiccato il fuoco alla casa di Castagnole per incassare i soldi dell’assicurazione sull’abitazione, che comprendeva un plus nel caso di incendio che avesse tolto la vita a uno dei residenti. Per lui la Procura ha ipotizzato anche il reato di incendio doloso. «L’ordinanza è scarna - dice uno dei legali di Miglioranza, l’avvocato Rossella Martin - e comunque valorizza quello che noi chiedevamo in relazione alle sue condizioni dentro al penitenziario, dove Miglioranza è stranito ed è fortemente stressato. Quell’ambiente non gli appartiene, vive male la convivenza con altri detenuti. Continua a chiedersi perché stia in un posto che ha visto sempre dall’esterno ed è fortemente traumatizzato per la perdita della moglie». Il 70enne, secondo la tesi accusatoria del pm Anna Andreatta, avrebbe pianificato nei minimi dettagli il rogo della casa di Castagnole. Era la casa dove viveva con la moglie, che aveva 68 anni, e l’amica di questa, una 74enne residente di fatto a Breda di Piave. 
LA TRAPPOLA
Miglioranza avrebbe prima chiuso l’unica via di scampo, una porta sul retro al piantererreno, posizionando alcuni mobili. Poi avrebbe  piazzato una decina di inneschi attorno alla casa e sui cumuli di materiale accatastato all’esterno e quindi appiccato l’incendio e aperto una delle due bombole di gas gpl presenti all’esterno della casa. Avrebbe anche portato in salvo, mettendole al sicuro su una macchina che stava lontana dall’incendio, le polizze assicurative che avrebbe voluto incassare, un totale di 950mila euro, soldi con cui ripianare forse dei i debiti e rifarsi una vita.
LE ESPOSIZIONI
«Ma le uniche esposizioni economiche che aveva erano come creditore - dice l’avvocato Martin - peraltro cifre che ricalcano il pagamento dell’assicurazione ai tempi della morte del figlio, soldi che avrebbe prestato a persone di etnia rom e che non gli sono più state restituiti. In casa, peraltro, è andato distrutto anche del denaro contante, 1.500 euro che francamente, se le ipotesi della Procura fossero vere, avrebbe certamente cercato di mettere in salvo. Da approfondire vi è inoltre la disposizione dei punti di innesco che sono stati trovati dal Ris: bisogna spiegare come abbia fatto ad accenderli tutti rimanendo indenne da ustioni». Insomma, per quanto non ci sarebbe alcun dubbio sul fatto che il rogo sia stato doloso, gli avvocati di Miglioranza sono altrettanto convinti che ad accendere le fiamme quella notte di giugno non sia stato lui.
 

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci