CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) - «Me lo aspettavo, anzi ero pronta anche a peggio». Nessuno stupore ma tanta rabbia nelle parole di Luisa, sorella di Iole Tassitani brutalmente uccisa a 42 anni dall’ex falegname 56enne di Bassano del Grappa, Michele Fusaro. L’omicida ha ottenuto e già goduto di un’uscita temporanea dal carcere di dieci ore che ha speso a zonzo per la città accompagnato dal cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, don Marco Pozza. E il papà di Iole, l’ex notaio Luigi Tassitani, quel cappellano vorrebbe incontrarlo per raccontargli il punto di vista di chi ha perso una figlia che nessuno gli ridarà mai.
L'uscita premio di dieci ore, la rabbia della famiglia
Michele Fusaro era stato condannato nel 2010 all’ergastolo. Poi la Corte di Cassazione gli aveva ridotto la pena a trent’anni nel giugno del 2011. E, dopo essersi visto negare dalla Procura la richiesta di permessi premio, a Fusaro sono state concesse uscite temporanee dal carcere dove dovrà scontare la pena per l’omicidio di Iole fino al 2037. Avendo scontato un terzo della pena totale, gli sono state concesse le sue prime 10 ore di permesso per uscire. «Finché sono 10 ore, io sto anche “tranquilla” - afferma la sorella di Iole - E’ già un anno che se ne parla, non sono stupita. Anzi. Mi aspettavo di peggio, pensavo gli avessero dato la semilibertà». Dieci ore fuori dal Due Palazzi che arrivano dopo 15 anni di carcere con una condotta giudicata esemplare anche dallo stesso direttore del penitenziario Claudio Mazzeo. «Fusaro sta seguendo da tempo un percorso di rieducazione - spiega il direttore - In generale, un detenuto può fare richiesta di permessi, motivata, e il magistrato di sorveglianza è poi chiamato a valutarla. Nel caso di Fusaro c’erano i presupposti ed è stato concesso. Fuori, il detenuto è sempre rimasto con don Marco nell’ottica del suo percorso di recupero».
Il percorso di rieducazione di Fusaro
«In questi casi, quando si compie questo tipo di reato, io non credo nelle seconde possibilità - sottolinea Luisa Tassitani - Noi con mia sorella non l’abbiamo avuta, lei non tornerà più. Non credo possa esserci una rieducazione per chi commette un simile reato». Iole Tassitani è stata prima rapita e poi uccisa nel 2007. Il suo corpo è stato ritrovato all’antivigilia di Natale dello stesso anno, dentro una valigia, completamente irriconoscibile. «Uno che ha fatto una cosa del genere aveva piena consapevolezza di quello che faceva - continua Luisa - se lui si fosse veramente pentito inizierebbe a parlare, inizierebbe a dire la verità sulla morte di mia sorella e tirerebbe fuori i nomi dei suoi complici. Io non vedo questo tipo di miglioramento». Parole più dure arrivano invece dall’avvocato della famiglia, Roberto Quintavalle che sottolinea: «Questa non è una cosa che fa onore alla giustizia, sono rimasto senza parole - sottolinea il legale - È previsto dall’ordinamento giudiziario e c’è un magistrato di sorveglianza che decide se concederlo o meno. Non entro nel merito della questione, ma non possiamo di certo essere contenti. Anche perché stiamo ancora aspettando che faccia i nomi dei suoi complici».
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