Omicidio di Maserada. L'assassino e i suoi amici rifugiati all'hotel Dotto: «Dicevano che aspettavano la mamma ma erano agitati»

Sabato 13 Maggio 2023 di Maria Elena Pattaro
L'assassino e i suoi amici rifugiati all'hotel Dotto di Maserada

VITTORIO VENETO (TREVISO) - Sono rimasti nascosti per un’ora, mentre Aymen era agonizzante sul prato a poche centinaia di metri. Trafitto da due coltellate fatali. Il killer e i suoi due amici hanno cercato rifugio prima nella gelateria Cremò in piazza della Croce, poi sul retro dell’hotel Dotto, dall’altra parte della strada. A pochi passi da via don Minzoni, dove abitava la vittima. «Ci ripariamo dalla pioggia. Aspettiamo che la mamma venga a prenderci» hanno detto ai titolari dell’albergo, usciti a controllare. «Ma dopo un’ora ci siamo insospettiti e mio figlio ha avvisato i carabinieri - racconta la signora Elena -. Le pattuglie erano già in paese e circolava la voce di un ragazzo ucciso». È lì, sotto la pompeiana dell’albergo, che i militari dell’Arma hanno fermato Elia Fiorindi, il 18enne reo confesso, e i suoi due amici, minorenni. Erano arrivati a Varago in autobus e lì avevano incontrato la vittima con altri due amici, per una compravendita di droga, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. 

L'accoltellamento, poi il nascondiglio nell'hotel

«Ho visto tre ragazzi pieni di paura - continua Elena -. Si erano rifugiati sotto la scala esterna. All’inizio pensavamo fossero clienti ma era un orario insolito. Ci hanno detto che aspettavano un genitore e volevano ripararsi dalla pioggia. Mi hanno fatto tenerezza». Elena si è messa nei panni di quelli che le sono sembrati tre ragazzi smarriti: ai gestori hanno lasciato intendere che stavano aspettando un genitore. E in effetti erano appiedati: arrivati in bus, non avevano un mezzo autonomo con cui scappare. «Ho pensato che magari fossero tornati da scuola» dice la donna. Invece i tre erano andati a Varago per concludere un affare di droga, sfociato in tragedia. Una fase dell’incontro tra i due gruppi (quello del killer e quello della vittima) è stata filmata dalle telecamere del supermercato Maxì all’incrocio tra via Trevisana e via 1° Maggio. Le immagini, già acquisite e visionate dagli inquirenti, sono un elemento importante per ricostruire la sequenza del delitto. Mentre i cellulari sequestrati ai ragazzi permetteranno di chiarire soprattutto i contorni dell’incontro. Ma torniamo a quel pomeriggio: l’iniziale empatia dei gestori dell’hotel ha poi ceduto il passo al sospetto. Cosa ci facevano lì quei tre ragazzi? «Era strano che i genitori non venissero a prenderli, se le cose stavano davvero così. Non erano facce conosciute, abbiamo pensato che avessero in mente qualcosa» dice la signora. Infine lo choc, quando si è scoperto che i tre c’entravano con il delitto. «Sono ancora molto scossa - conclude Elena -. Stanotte non ho chiuso occhio». Giorgio Baggio è il residente che abita proprio di fronte al prato in cui Aymen è stato accoltellato. «Ho visto alcuni ragazzi chini su un altro ragazzo a terra. Ho pensato che si fosse sentito male. Lo stavano soccorrendo e sono rientrato in casa - riferisce l’uomo, che non aveva compreso la portata del dramma -. Non avevo sentito grida né trambusto.

Sono tornato fuori quando è atterrato l’elisoccorso». 

Paese in lutto, annullati gli eventi

Il paese è annichilito e il Comune ha annullato tutti gli eventi pubblici in programma in questi giorni, dall’inaugurazione della scuola primaria di Candelù al “Pranzo tra coetanei” di domenica «per rispetto della giovane vita spezzata ieri pomeriggio (giovedì, ndr) a Varago» ha spiegato l’amministrazione sulla pagina Facebook comunale. 

Ultimo aggiornamento: 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci