Omicidio di Anica, tabulati telefonici al setaccio. Il procuratore: «Il killer non ha agito da solo»

Sabato 27 Maggio 2023 di Giuliano Pavan
Omicidio di Anica, tabulati telefonici al setaccio. Il procuratore: «Il killer non ha agito da solo»

TREVISO - Dato per assodato che non si è trattato di un suicidio, la morte di Anica Panfile, la 31enne romena trovata senza vita in un’ansa del Piave a Spresiano domenica all’ora di pranzo, rimane ancora avvolta nel mistero. La Procura di Treviso ha modificato l’iscrizione del fascicolo in omicidio volontario, e sta cercando in tutti i modi di arrivare a scoprire chi abbia commesso il delitto, in quali circostanze e per quali motivi. A cui si aggiungono anche le modalità con cui il cadavere è stato gettato nel Piave. «È difficile pensare che una persona possa aver fatto tutto da sola - afferma il procuratore Marco Martani - Diciamo che per abbandonare il corpo in acqua dovevano essere almeno in due, meglio ancora in tre». Non è solo un’ipotesi: gli inquirenti sono orientati a dare la caccia non solo a chi materialmente ha sferrato i colpi alla testa e al volto alla 31enne ma anche a chi lo ha poi aiutato a disfarsi del cadavere. E alla domanda se ci siano già persone iscritte nel registro degli indagati, il procuratore ha risposto: «Non posso né confermare né smentire. Queste informazioni non sono pubblicabili fino a quando non sono note ai diretti interessati». Segno che una pista pare esserci già. Ma anche se sono passati otto giorni dalla denuncia di scomparsa fatta dal compagno della vittima, il 58enne Luigino De Biase, mancano ancora elementi sufficienti per chiudere il caso. Le indagini, insomma, proseguono su più fronti. Allo stato non c’è l’arma del delitto, non c’è l’assassino e non c’è nemmeno il movente.


L’IPOTESI
«Non è possibile, al momento, sapere come si siano svolti i fatti - continua Martani - Potrebbe anche trattarsi di un lite degenerata in cui non c’era la volontà di uccidere. Se fosse così, resta il fatto che invece di chiedere aiuto e cercare di salvare la donna, si è deciso di nasconderne il corpo». Con l’aiuto di uno e due complici. Fondamentale, per ricomporre tutti i pezzi del puzzle, sarà la ricostruzione degli ultimi spostamenti di Anica, con luoghi e orari precisi. Gli investigatori ci stanno lavorando, anche incrociando le informazioni ricevute da tutte le persone che frequentavano abitualmente la 31enne e da quelle che avevano rapporti di lavoro con lei, anche occasionali. È il caso, appunto, di Franco Battaggia, il gestore della pescheria “Al Tiburon” di Spresiano che ha passato 21 anni in carcere l’omicidio del commerciante Vincenzo Ciarelli, commesso a Tessera nel novembre del 1988. Anica, il giorno della scomparsa, è stata vista alle 16.30 ad Arcade, di fronte a un negozio di biciclette, l’Arcade Bike, che dista poche decine di metri dalla casa di Battaggia.

Non è chiaro se si siano visti, di certo c’è che da quel momento inizia il buio nella ricostruzione degli spostamenti della 31enne. Il punto in cui è stato ritrovato il cadavere di Anica è distante più di dieci chilometri, e quasi uno dal viadotto dell’A27 da dove si pensava inizialmente che si fosse buttata la donna. 


LE FERITE
I traumi multipli alla testa e al volto non sono compatibili con una caduta da quell’altezza. La Procura è sempre più convinta che la 31enne sia stata uccisa in un luogo diverso dal greto del Piave, e che ci sia stata gettata in una fase successiva, da più persone. Cellulare ed effetti personali della vittima non si trovano: potrebbero essere stati trascinati dalla corrente molto più a valle, o potrebbero semplicemente essere stato fatti sparire o distrutti. L’analisi dei tabulati telefonici della 31enne, compresi quelli di tutti coloro che sono stati sentiti dagli inquirenti, potrebbero portare a tracciare il percorso fatto dalla donna, ma soprattutto assieme a chi. Non solo: da Arcade a Spresiano, e fino al greto del Piave, si stanno passando al setaccio tutti i video delle telecamere di sorveglianza alla ricerca di qualcosa di anomalo e funzionale alle indagini. Una sessantina di occhi elettronici che potrebbero aver immortalato auto sospette. Le domande senza risposta, al momento, sono ancora troppe. E la soluzione del giallo non appare prossima. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci