ODERZO - Chiedeva delle mance alle imprese funebri per vestire le salme: 10, 20 a volte anche 30 euro. Richieste che a Paolo Cagol, ex operatore dell'obitorio di Oderzo di 68 anni, ora in pensione, sono costate la condanna a un anno di carcere, pena sospesa, e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Non per concussione, come era stato inizialmente ipotizzato dalla Procura. Bensì per tentata induzione indebita: è stato lo stesso pm Massimo De Bortoli a chiedere la riqualificazione del reato durante la requisitoria di ieri mattina, 16 giugno. Il motivo del cambio di rotta? Nel corso del dibattimento non sono emerse prove che l'imputato sia effettivamente riuscito a ottenere quel denaro. Nessun dubbio invece, secondo la pubblica accusa sul fatto che lui «pretendesse somme non dovute e che al fine di incassarle adottasse comportamenti ostruzionistici» come vestire frettolosamente le salme delle imprese che si rifiutavano di allungare la mancia. Da qui la richiesta di condanna a 3 anni e 6 mesi di carcere, che però il collegio del tribunale di Treviso ha ridimensionato a un anno.
LE ELARGIZIONI
SOMME NON DOVUTE
«Chiedeva delle mance per la vestizione delle salme esterne. Poi ha iniziato a chiedere somme anche per quelle di persone decedute in ospedale - aveva spiegato in aula l'impresario da cui era scattata la segnalazione - . Non ero disposto a dargliele e a quel punto il rapporto si è incrinato, tanto che in un'occasione ha composto la salma di una defunta in modo impresentabile. E in un'altra occasione mi ha fatto notare davanti ai familiari del defunto che avanzava dei soldi». La difesa, durante l'arringa, ha evidenziato come le mance facessero parte di una prassi consolidata non soltanto a Oderzo ma anche in altri obitori. Elargite non per costrizione ma in segno di riconoscenza. Ma il collegio ha deciso diversamente: un anno, pena sospesa, al necroforo.
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