VILLORBA - «Un ristorante, un cantiere, uno shop. Un distretto contemporaneo dedito ad arte e design. Per me è stato irrinunciabile. Così ho lasciato Venezia, deciso a fare il grande salto». Simone Selva non nasce in un istituto alberghiero. Il suo amore per la cucina è nutrito di tradizioni famigliari (ai fornelli con la nonna) e da grandi abbuffate televisive. Ma a definire il quid di una cucina che è insieme una performance teatrale ed esperienza di gusto è la cultura classica. «Ho fatto il liceo. Non bene come avrebbero voluto i miei professori. Poi ho scelto la cucina, che nella mia idea resta un apprendimento empirico» si schernisce. Ma abbastanza per diventare, a 25 anni, il più giovane stellato d'Italia. E per scegliere di chiudere un'esperienza esaltante come Wisteria a Venezia e trasferirsi a Treviso e diventare grande.
L'APERTURA
Il 14 aprile è la data ufficiale di apertura. Al Cantiere Gallery parte il progetto Vite, il primo ristorante di Simone Selva, l'astro nascente della cucina italiana contemporanea che ha conquistato lo scorso anno la prestigiosa stella Michelin. Vite nasce dall'incontro di Selva con l'imprenditore veneto Davide Vanin, che ha scommesso sul giovane talentuoso chef, finanziando il progetto del nuovo ristorante ed è un acronimo che mette insieme visione, emozione e talento ma rimanda al tralcio antico, legame secolare tra cultura ed enogastronomia. Un traguardo importante, a cui Selva arriva a soli 25 anni ma con tanta esperienza, fatta prima con Lorenzo Cogo a El Coq di Vicenza, con Francesco Brutto al ristorante Venissa di Mazzorbo, passando per Londra, e infine al Wistèria di Venezia.
LA NOVITA'
E' qui che Vite trova dimora, sviluppato su due piani, con 25 coperti e sei sale, ciascuna delle quali è stata allestita e firmata da uno dei prestigiosi brand di design che collaborano a TAD, con la possibilità anche di acquistare arredi e oggetti al Vite concept Store: Qeeboo, Intentions, EDG, Abhika, Ibride, Instabile Lab, e gli artigiani Terra in forme, noto laboratorio di ceramiche e Vanni Cenedese, artigiano del legno che riprende in chiave contemporanea i materiali della tradizione veneta come le vecchie briccole veneziane. Impreziosiscono gli ambienti le lussureggianti piante idroponiche di Venice Green. Uno spazio ibrido e aperto alla creatività: gli oggetti sono tutti in vetrina, pronti per essere venduti e selezionati da Mattia Bordin, altro talento uscito da studi umanistici. Sarà possibile gustare la proposta gastronomica di Selva che guarda al territorio ma che ama azzardare, in duplice modalità: per il Bistrot di TAD, Selva ha infatti ideato uno speciale menù da condivisione la cui proposta di tapas, gustosa ed informale, si unisce perfettamente allo stile del locale, e alla drink list del cocktail bar, esempio di vera ricerca nell'arte della mixology. Vite invece avrà un altro target di clientela e un'altra fascia di prezzo. Ma l'esperienza gastronomica è una sorta di opera d'arte edibile: la tavola è il palcoscenico di Selva che, anche in ragione dell'entusiasmo e dell'età, accatasta sapori e intuizioni in maniera quasi bulimica. E' un enfant prodige della cucina. L'età placherà l'ansia di prestazione e renderà il percorso gastronomico necessariamente più limitato e coerente. Ma è già chiara l'evidenza di un talento che si impone sulla gastronomia conservativa del Trevigiano. Forse Vite è quella stella che davvero serviva in città.
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