Ultimatum dell’Usl a 3mila operatori non vaccinati: poi scatta la sospensione

Giovedì 17 Giugno 2021 di Mauro Favaro
Ultimatum ai sanitari non vaccinati

TREVISO - Sono in tutto 3mila gli operatori della sanità in servizio nella Marca che non si sono ancora vaccinati contro il coronavirus, tra medici, sia nel pubblico che nel privato, compresi i servizi territoriali, infermieri e operatori sociosanitari, impegnati in primis nelle case di riposo. A tanto ammonta il conto complessivo delle raccomandate spedite dall’Usl con allegata la richiesta di spiegare perché non si sono sottoposti all’iniezione, che per chi opera nella sanità è obbligatoria. Se non ci saranno risposte, scatteranno le sospensioni dal lavoro, con annesso taglio dello stipendio, almeno fino al 31 dicembre.

Nel dettaglio, sono state inviate mille pec e 2mila raccomandate tradizionali, necessarie perché gli oss non sono tenuti ad avere un indirizzo di posta elettronica certificata. «Abbiamo inviato 3mila raccomandate –conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl– i diretti interessati hanno un mese di tempo per ritirarle. Questo prevedono le procedure. Alcune risposte ci sono già arrivate. Le ultime, però, potranno giungere anche alla fine dei 30 giorni in questione».

SEGNALAZIONI
Davanti a mancate risposte o alla mancanza di un valido motivo per evitare la vaccinazione, l’azienda sanitaria segnalerà i medici e gli infermieri ai rispettivi Ordini professionali e gli operatori sociosanitari ai datori di lavoro delle strutture nelle quali prestano servizio. «Dopo le valutazioni, verranno inoltrate le relative segnalazioni alle case di riposo, che faranno scattare le relative sanzioni –sottolinea il direttore generale– prima di tutto, però, bisogna capire se è vero che queste persone non vogliono vaccinarsi o se ci sono altri motivi». Alcune rsa hanno giocato d’anticipo. È il caso di Villa Belvedere di Crocetta. Qui dall’inizio di aprile sono stati sospesi 6 operatori No-vax, lasciati senza stipendio, sulla base di un aggiornamento del documento di valutazione dei rischi, in questo caso biologici, rispetto al pericolo di un nuovo focolaio. «Alcune strutture sono partite motu proprio –dice Benazzi– assumendosi anche dei rischi a livello procedurale».

LA PRIMA SENTENZA
Il giudice del lavoro di Treviso, comunque, ha respinto il primo ricorso presentato da uno dei 6 dipendenti di Villa Belvedere sospeso dal lavoro, dando ragione in pieno dalla casa di riposo. A fronte di questo, l’Ordine delle professioni infermieristiche di Treviso punge l’Usl. «Di questo passo, c’è il rischio che siano più sicure le case di riposo che non le corsie degli ospedali –evidenzia la presidente Samanta Grossi– dato che sul fronte delle verifiche del personale dell’Usl non vaccinato non ci sono ancora riscontri». Qui le cose sono ancora più complesse. La commissione istituita ad hoc, guidata dal direttore sanitario Stefano Formentini, sta verificando la fondatezza dei certificati medici inviati da almeno 160 operatori della sanità non ancora vaccinati, tra il personale della stessa azienda sanitaria e i medici di famiglia. Eventuali sospensioni potranno scattare solo dopo la fine dei lavori della commissione. «Ma non si può dire che le case di riposo siano più sicure degli ospedali per quanto riguarda la soglia di attenzione rispetto a chi non si è ancora vaccinato contro il Covid –chiarisce Benazzi– tant’è che non c’è più alcun positivo nelle case di riposo come non ci sono positivi tra il personale degli ospedali. I dipendenti dell’Usl non ancora vaccinati vengono sottoposti a tampone ogni 7 giorni. E non sta emergendo nemmeno un caso. Non creiamo allarmismi».

CARICO DI SIERI
Sul fronte della campagna anti-Covid per la popolazione, infine, si procede senza sosta. Il caos AstraZeneca non ha creato ritardi. Ieri sono arrivate nella Marca altre 39.780 dosi di Pfizer. «E la Regione aveva subito inviato 5mila dosi di Moderna per sopperire al cambio del richiamo inizialmente previsto con AstraZeneca –tira le fila Benazzi– così sono stati coperti senza problemi i circa 3.300 trevigiani sotto i 60 anni coinvolti in questa situazione. Ed è stato possibile andare avanti senza tentennamenti».

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