Papà no Vax impedisce al figlio minorenne di vaccinarsi e l'ex moglie ricorre all'avvocato

Venerdì 3 Dicembre 2021 di Mauro Favaro e Alberto Beltrame
Il vaccino anti Covid divide una famiglia
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GODEGA - «Non vaccinate mio figlio». È la diffida recapitata, tramite avvocato, dal papà di un 12enne al centro vaccinale di Godega. Da qui l’inizio dell’odissea, tutt’altro che conclusa, del ragazzino e di sua madre, al contrario del padre, no vax convinto, in tutto e per tutto persuasi della necessità di vaccinarsi. «L’affidamento esclusivo ce l’ho io, ma nonostante questo mi sono dovuta rivolgere a un avvocato - spiega la donna, residente nel Coneglianese -. La decisione del tribunale non è ancora arrivata, la aspetto da tre mesi. Nel frattempo il tempo passa e con l’introduzione del “super green pass” non potrò portare mio figlio né al ristorante né al cinema, privandolo di tante case che un bambino dovrebbe poter fare. Non posso permettermi di fargli fare il tampone ogni tre giorni. E poi ho paura: i contagi aumentano giorno dopo giorno, e io voglio che anche lui sia protetto con il siero anti-Covid». 
 

LA BATTAGLIA 
La giurisprudenza degli ultimi mesi è piuttosto chiara: i minorenni che vogliono vaccinarsi hanno tutto il diritto di farlo. E i genitori, seppur contrari, non possono opporsi. Ma ci sono dei tempi d’attesa che, con la pandemia in corso, incidono non poco. «Sto aspettando da tre mesi un pronunciamento, e sono sicura di non essere la sola in questa situazione» racconta la mamma coneglianese. L’ex marito, un autista no vax (che in questo periodo non starebbe lavorando se non saltuariamente perchè contrario sia al vaccino che al Green pass), dal quale è separata da anni, non è riuscito ad opporsi alla vaccinazione dei tre figli più grandi, perchè maggiorenni. Ma con il 12enne è stata tutta un’altra storia. «Mio figlio ha compiuto gli anni ad agosto e ci siamo presentato al centro vaccinale per la dose - ripercorre quanto accaduto la donna -. Ma una volta arrivati, ci è stato detto che il mio ex, tramite il suo avvocato, aveva inviato una lettera in cui intimava agli operatori di non procedere con l’inoculazione». Alla mamma non è restato che affidarsi a un legale, l’avvocato Claudia Brugioni, assessore a Conegliano, e rivolgersi al tribunale. Che, con tutta probabilità, riconoscerà non tanto, o non solo, la volontà della madre, quanto quella del ragazzino. «Stiamo aspettando da troppo tempo - puntualizza la mamma del giovane -, e dal 6 dicembre non basterà nemmeno il tampone per fare diverse attività. Oltre al fatto che i test costano caro se fatti con cadenza costante. Ho scritto anche una lettera a Zaia: mi ha risposto che l’unica soluzione è andare per vie legali». 
 

LE SCRITTE
Intanto ieri mattina a Monigo, fuori dallo stadio da rugbuy, a meno di 24 ore dalla cancellazione delle scritte no vax, siglate con l’ormai famosa “doppia V”, ne sono apparse di nuove.

Questa volta siglate col simbolo dei centri sociali. La digos di Trevigo, già al lavoro per identificare i responsabili del primo imbrattamento, si sta occupando anche di questo secondo blitz, avvenuto nel corso della notte tra mercoledì e giovedì. Gli investigatori sono certi che dietro ai due episodi si nascondono due persone diverse. Ma preoccupa la vicinanza, non così tanto implicita visto quanto accaduto a Trieste e non solo, di intenti e obiettivi della galassia no vax con quella dei centri sociali, che non a caso a Monigo hanno scritto, esattamente dove poche ore prima c’erano i messaggi degli antivaccinisti: “Fine del mondo, fine del mese, stessi nemici, stessa lotta”. Mercoledì mattina, un’altra scritta, ben più choccante, era stata fatta sulle strisce pedonali davanti alle scuole elementari Treforni di Paese: “i vaccini uccidono” il messaggio siglato dal cerchio con la “doppia V”. I primi a vederla mercoledì mattina sono stati i bambini accompagnati a scuola dai genitori.

«Molti hanno identificato il colore rosso con il sangue», hanno raccontato alcune mamme. L’atto vandalico è stato subito segnalato al Comune. La scritta è stata subito cancellata. Adesso l’obiettivo è risalire all’autore. Giovedì il comando della polizia locale di Paese ha passato in rassegna le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza della zona così come sta facendo la questura di Treviso, sulle tracce degli “imbrattatori” di Monigo.
 

Ultimo aggiornamento: 17:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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