«Certificato in regola», ma il no-vax resta fuori dalla scuola

Giovedì 13 Settembre 2018 di Elena Filini
«Certificato in regola», ma il no-vax resta fuori dalla scuola
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TREVISO - Una legge, due circoli, due dirigenti e due trattamenti opposti. Così un bambino di cinque anni con appuntamento fissato dall'Usl di riferimento per novembre è stato sospeso dalla frequenza all'asilo. Unico caso su 90 che frequentano una materna statale del trevigiano. «Se mio figlio fosse caduto sotto la giurisdizione dell'altro dirigente, sarebbe stato fatto entrare senza problemi».

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L'articolo 3 comma 1 prevede infatti che i bambini con appuntamento all'Usl per valutare il percorso vaccinale o con autocertificazione vengano introdotti a scuola senza limitazioni in attesa di regolarizzare la propria posizione.
E il piccolo trevigiano, 5 anni il prossimo mese, si è invece visto negare l'autorizzazione. «Il dirigente scolastico è entrato nel merito del mio  rapporto con l'Usl -chiarisce la madre- ha ritenuto che dietro la data dell'appuntamento, fissato per novembre, ci fosse una resistenza da parte nostra. Io credo invece che le Usl siano oberate e che questo sia il primo disponibile. In ogni caso non tocca a lui giudicare l'operato dell'azienda sanitaria».
DIVERGENZEL'appuntamento insomma è parso troppo procrastinato al dirigente: e quindi ha sospeso la frequenza al bambino. Ma la famiglia non ci sta. «Ho dato mandato a un avvocato di difendere i diritti di mio figlio -prosegue la donna- stiamo preparando una diffida contro il dirigente che verrà presentata nei prossimi giorni». La famiglia durante le scorse settimane ha presentato la documentazione necessaria per poter iniziare la frequenza alla materna comunale. Gli asili del comune sono frazionati in due circoli. In un circolo l'appuntamento per il trattamento vaccinale è requisito sufficiente per la frequenza, nell'altro no. E così il bambino è stato l'unico escluso su 90 coetanei nella propria scuola. 
NORMATIVE E CAOS«C'è stato un fitto scambio di mail con il dirigente -spiega la famiglia- ma ciò che è prescritto dalla legge non è stato considerato adeguatamente. La norma parla chiaro: con l'impegnativa per appuntamento fissato, la frequenza è garantita. Noi abbiamo presentato non l'autocertificazione, ma il documento rilasciato dall'Usl, a piena garanzia della trasparenza del nostro operato». La famiglia contesta la discrezionalità nell'aver assunto una decisione che, secondo la norma, non era interpretabile. «Doveva farlo entrare, punto e stop. Invece no: lo ha respinto e ha inviato la comunicazione a tutti i docenti e al personale Ata violando il diritto alla privacy di mio figlio».
TUTTI SANNOQuesto è il secondo nodo della vicenda. Tutto l'asilo è a conoscenza della storia vaccinale del piccolo. Anche di questo si occuperà il legale interessato dalla famiglia per difendere i diritti del bambino. «La situazione è paradossale: bambini con epatite B entrano in classe, garantiti dalla privacy della propria storia sanitaria. Mio figlio sano non può andare a scuola nonostante la norma lo preveda e viene discriminato». Le maestre e gli altri genitori hanno dato supporto alla famiglia. «Gli amichetti vengono al pomeriggio a giocare perché non si senta solo. Ma aver visto che tutti andavano a scuola tranne lui è stato uno choc per mio figlio».
LA REPLICAIl dirigente scolastico, conosciuto come figura di spiccato buonsenso e molto stimato nell'ambiente, preferisce al momento non intervenire. «Non mi esprimo nel merito.

Riferirò alle autorità competenti», fa sapere. Molti suoi colleghi escludono tuttavia che vi sia un intento persecutorio. È descritto come un funzionario molto attento alla salute dei suoi alunni e soprattutto intenzionato a tutelare anche le fasce deboli come non responder e immunodepressi. Risulta inoltre dallo storico che la famiglia del bimbo aveva ottenuto un appuntamento dall'Usl per aprile, utile per mettersi in regola con le normative, ma che poi questo sia stato procrastinato a novembre. 

Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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