Altro colpo a Nordest contro il clan dei calabresi: due in manette

Mercoledì 10 Giugno 2020 di Alberto Beltrame
Arresti durante l'operazione contro la 'Ndrangheta

TREVISO - I contatti diretti con la Colombia avevano permesso al clan di spazzare via la concorrenza. Fiumi di droga che partivano dal porto di Gioia Tauro e arrivavano dalla Calabria a Bolzano passando per il Veneto, dove le cosche potevano contare sull'appoggio su alcuni uomini di fiducia. Tra le 20 persone arrestate all'alba di ieri nell'operazione condotta dalla Direzione Distrettuale di Trento ci sono anche un padovano, Paolo Pasimeni, 42 anni, e un trevigiano, Yassine Lemfaddel, di 32. Sono entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito della maxi indagine che ha portato allo smantellamento della ndrina di Bolzano insediatasi in Alto Adige succedendo al clan La Greca. Un sodalizio, legato alle principali cosche calabresi di Platì, Natile e Delianuova, diretta emanazione del clan Italiano - Papalia, che controllava il traffico di droga delle Dolomiti.

LA RETE CRIMINALE
Associazione a delinquere di stampo mafioso e finalizzata al traffico di stupefacenti, concorso esterno in associazione mafiosa, sequestro di persona, estorsione, spaccio di eroina e cocaina i reati contestati dal sostituto procuratore Davide Ognibene alla ndrina guidata, secondo gli investigatori, da Mario Sergi, 60enne di Delianuova che gestiva le operazioni per l'approvvigionamento di droga e armi e i contatti con la malavita locale.
Una scalata criminale resa possibile da una fitta rete di fiancheggiatori e dai contatti diretti con i cartelli del narcotraffico colombiano, a cui fanno riferimento in più occasioni gli indagati nelle intercettazioni effettuate dagli investigatori, che permettevano alla cosca di riversare fiumi di polvere bianca non solo in Alto Adige, ma anche in buona parte del Triveneto.
La Ndrangheta si era però infiltrata anche nella ristorazione e nell'edilizia. «È stato accertato come alcuni soggetti rom, venissero fatti figurare come lavoratori in una ditta di costruzioni per garantirgli i benefici alternativi alla detenzione». 

IL SEQUESTRO
Nel corso dell'indagine, condotta dalla polizia di Trento, sarebbe emerso anche il possibile coinvolgimento di uno degli arrestati, Angelo Zito, 62enne cosentino domiciliato a Pergine Valsugana, nel sequestro di Carlo Celadon, il 19enne rapito nel 1988 ad Arzignano, nel Vicentino, tenuto prigioniero in Calabria per 800 giorni. In una conversazione intercettata dagli inquirenti l'uomo avrebbe rivendicato una sua partecipazione nel sequestro, «riportando dettagli emersi nelle indagini dell'epoca». «Il reato è prescritto - ha precisato il dirigente della squadra mobile di Trento Tommaso Niglio -, ma il solo fatto di attribuirsene la paternità, denota la pericolosità del personaggio».

I FIANCHEGGIATORI
Tra i fiancheggiatori della ndrina di Bolzano, oltre al padovano Paolo Pasimeni, c'era anche il 32enne Yassine Lemfaddel. L'uomo, che gli affiliati chiamavano Vincenzo (è nato in Italia, a Taurianova, provincia di Reggio Calabria), a settembre 2017 era stato coinvolto nella sparatoria avvenuta alla Lb Allia di Bagnoli di Sopra. Il 32enne, assieme a un 38enne crotonese, Francesco Mazzei, si era presentato dall'ex datore di lavoro, Benedetto Allia, 28enne catanese, per riscuotere un credito. Ma Allia, ferito con un coltello, aveva aperto il fuoco, uccidendo Mazzei e ferendo alla spalla Lemfaddel. Il 32enne, arrestato ieri mattina dalla squadra mobile di Treviso, è accusato di aver gestito il trasporto di un carico di droga dalla Calabria a Treviso. 
Siamo alla fine dell'estate 2019, e Lemfaddel organizza tutto alla perfezione, ma poi ci si mette la sfortuna. È novembre, e inizia il trasporto dalla Calabria.

Vincenzo concorda un primo scambio con due trasportatori all'uscita dell'autostrada di Bagnara Calabra, che si presentano a bordo della Volvo C70 del 32enne trevigiano. L'auto però ha un guasto, e i due corrieri sudamericani sono costretti ad abbandonare il veicolo a Teano, in un'area di servizio. Non possono fare altro che chiedere un passaggio, fino alla stazione, e raggiungono in treno Firenze. È qui che Lemfaddel li va a prendere con un'altra auto, e assieme raggiungono assieme Treviso. «Gli avevo detto di andare piano» dice al telefono con Vincenzo un affiliato il 27 novembre. Pochi giorni dopo, a Padova, spuntano 700 grammi di cocaina da piazzare.

Ultimo aggiornamento: 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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