Naufragio a Monfalcole, ricerche senza esito: Stephane non si trova

Mercoledì 10 Novembre 2021
Stephane Verongalli

CONEGLIANO - È ancora disperso Stéphane Verongalli, il 51enne di Conegliano che a bordo dell’imbarcazione colata a picco lunedì mattina, 8 novembre, nella baia di Panzano (Monfalcone). Il corpo del padre Vittorio, 80 anni, che era a bordo con lui, era stato ripescato qualche ora dopo al largo del porticciolo di Sistiana.

Quello del figlio ancora non si trova. Il gozzo “Gaia”, la barca a motore lunga circa 8 metri, neppure. Le ricerche, iniziate lunedì pomeriggio e interrotte nella notte per le condizioni meteo avverse, sono riprese ieri mattina. Senza sosta, nonostante le condizioni meteo avverse: vento di bora intorno ai 20 nodi, con raffiche da 30-35 nodi e mare mosso, con onde fino a 1,25 metri. Si scandaglia il tratto di mare da Monfalcone a Grado via acqua, da terra e anche dal cielo. Per non lasciare nulla di intentato anche se col passare delle ore si affievoliscono le speranze di trovare il diportista ancora vivo. Ma non ci si arrende. Del resto la temperatura dell’acqua, che ieri si aggirava sui 14 gradi, è compatibile con la sopravvivenza di una persona alla deriva. 

RICERCHE A TAPPETO
«Per l’intera giornata i mezzi navali delle Capitanerie di porto di Trieste, Monfalcone e Grado, dei Vigili del fuoco e della Guardia di finanza di Trieste si sono alternati nelle rispettive aree di ricerca» spiega la capitaneria di Porto di Trieste. A coordinare l’ingente macchina dei soccorsi è appunto la Guardia Costiera di Trieste. Rispetto a lunedì, il raggio delle ricerche si è esteso da Monfalcone e Duino fino a Grado, dove le correnti potrebbero aver trascinato il malcapitato 51enne e quel che resta dell’imbarcazione inghiottita dai flutti. E se le vedette dei soccorritori hanno solcato l’acqua malgrado il mare mosso, i sommozzatori non hanno ancora potuto scandagliare il fondale a causa delle condizioni meteo avverse. Le stesse che durante la notte hanno impedito il sorvolo dell’elicottero con visori notturni decollato da Pescara. Il velivolo è stato costretto ad atterrare a Rimini. Durante la giornata invece il miglioramento del meteo ha permesso agli elicotteri dei Vigili del fuoco e del Reparto aeronavale della Guardia di finanza, giunti entrambi da Venezia, di scrutare la zona. Le squadre di volontari della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia si sono occupati invece di passare al setaccio il litorale di difficile accessibilità compreso tra Monfalcone e Grado. Si continuerà a cercare anche oggi e la speranza di tutti è quella di trovare Stéphane ancora in vita. 

IL NAUFRAGIO
Lunedì mattina padre e figlio erano salpati da Caorle poco dopo l’alba per raggiungere l’Ocean Marine, cantiere di Monfalcone, dove l’imbarcazione era attesa per il rimessaggio autunnale e per qualche lavoretto di manutenzione. Doveva essere un semplice trasferimento. Entrambi appassionati di nautica, avevano acquistato il gozzo lo scorso marzo, ma fino a ieri non si erano mai spinti troppo distante da Caorle. Ma lunedì, superata la punta del Tagliamento, che protegge la laguna dalla bora, pur seguendo la costa, si sono trovati come in mare aperto, con le onde e le raffiche di vento che rendevano la barca al limite dell’ingovernabile. Fino a una possibile avaria. 

L’ALLARME 
Nonostante questo, stando a quanto ricostruito, sono andati avanti, sfidando le onde del mare e il vento. Almeno fino a poco prima delle 13, quando la Direzione Marittima di Trieste è stata allertata dal cantiere nautico di Monfalcone. «Abbiamo ricevuto una telefonata concitata da parte di un diportista, in navigazione da Caorle verso Monfalcone e diretto al cantiere, che afferma di trovarsi in una situazione di emergenza» l’Sos girato alla Capitaneria di Porto. Immediate le ricerche dei naufraghi, alle quali hanno partecipato oltre ai mezzi delle Capitanerie di Trieste, Grado e Monfalcone, anche a un elicottero e a un mezzo navale dei vigili del fuoco, con a bordo i sommozzatori, e a una motovedetta della guardia di finanza. Verso le 14.30 l’elicottero dei vigili del fuoco giunto da Venezia aveva individuato un corpo galleggiante circa due miglia a ovest del porticciolo di Duino. Era quello di Vittorio. Il figlio invece è tuttora disperso. «Non era un giorno per mettersi in mare - commentava chi era al porto - forse se avessero indossato il salvagente, si sarebbero salvati». A Vittorio il naufragio è stato fatale, per Stéphane non resta che sperare.
 

Ultimo aggiornamento: 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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