MESTRE Occhio alle multe che arrivano sulla Pec, la posta elettronica certificata. Perché può capitare che, se la casella non viene consultata a lungo e non ci si accorge della contravvenzione contestata, col passare del tempo l'importo da pagare si moltiplichi raggiungendo cifre vertiginose e non ci siano rimedi. A Carlotta Libralato è successo di dover pagare 6.100 euro per verbali notificati a mezzo di posta certificata, ma di cui non si era accorta.
Lo prevede la legge da inizio 2018, stabilendo che la notifica telematica è una procedura ufficiale in cui si presume che l'atto sia conoscibile.
In effetti la disciplina dell'invio dei verbali sulla Pec è ancora in evoluzione. La novità è stata introdotta due anni fa, ma il problema è che si susseguono le modifiche all'italiana: da questa estate, su richiesta del Garante per la privacy, la ricerca della Pec è stata limitata dal Ministero dell'Interno solo all'ipotesi in cui il destinatario sia un libero professionista o quando si è certi che l'auto sia utilizzata per motivi aziendali. Ed ecco perché in altre circostanze è tornata la contestazione cartacea. Ma non è finita: perché adesso il Cnel ha chiesto che nell'ambito della riforma del Codice della strada si torni alla posta certificata obbligatoria per tutti. Quel che è certo è che non potendo sollevare eccezione alcuna in merito alla mancata ricezione e non valendo il principio non sono scusato, se non guardo, è bene installarsi un alert sullo smartphone per capire se arrivano notifiche. Anche perché solo così è accorgersi subito della multa godendo della decurtazione del 30% pagandola entro i primi 5 giorni. E, appunto, non si corre il rischio di trovarsi poi cifre da capogiro.