Emigrò da Oderzo agli Usa da solo, e aveva solo 11 anni: la storia di Mr. Peanut, il padre dei "bagigi"

Mercoledì 13 Gennaio 2021 di Alessandro Marzo Magno
Emigrò da Oderzo agli Usa da solo, e aveva solo 11 anni: la storia di Amedeo, il padre dei "bagigi"
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La storia di un giovanissimo emigrante negli Usa originario di Oderzo che si improvvisa imprenditore con un'idea geniale: tostare e insaporire le arachidi fresche. È la nascita dei peanuts che diventeranno un simbolo nell'America moderna. Con il tempo sviluppò una fabbrica con 5 mila dipendenti per la produzione di noccioline americane.


Mr. Peanut


Aveva undici anni quando ha attraversato il mare da solo, la mamma lo ha mandato via di casa con un biglietto con su scritto nome e cognome, dall'altra parte della traversata ci sarebbe dovuto essere uno zio ad attenderlo, invece non si sono incontrati. Sembra una storia dei nostri giorni e invece è accaduta nel febbraio 1889, il mare da passare era l'oceano Atlantico, il ragazzino di undici anni si chiamava Amedeo Voltejo Obici ((Voltejo era il nome di un centurione romano originario di Oderzo), era nato nella cittadina trevigiana in una famiglia molto povera e negli Stati Uniti d'America sarebbe diventato Mr. Peanut, un ricchissimo imprenditore, proprietario di una fabbrica con 5 mila dipendenti, l'inventore delle noccioline americane.

Ovviamente ancora non lo sapeva. Le arachidi, che nell'Italia settentrionale sono chiamate anche bagigi (nome di origine araba) sono in realtà un legume originario del Sud America. In inglese si dice peanut, ovvero pisello (pea) noce (nut). Erano quanto di più povero potessero mangiare i poveri, tanto che ancora oggi negli Stati Uniti si definisce peanuts una cosa che non vale niente, ed è ancora in uso l'espressione peanut gallery che indicava quello che per noi è il loggione, ma con un senso più negativo, ovvero il luogo del teatro dove stavano quelli che potevano permettersi di comprare solo le arachidi, che schiamazzavano, e tiravano bagigi sul palcoscenico qualora insoddisfatti della rappresentazione. Un alimento così povero non poteva che essere per i poverissimi e, tra questi, gli immigrati italiani.


Amedeo Obici

Torniamo ad Amedeo Obici. Nel 1884, a sette anni rimane orfano di padre; un fratello della madre, lo zio Vittorio, era emigrato negli Usa e manda a casa un biglietto per l'America, con partenza dal porto francese di Le Havre. È il primogenito di altri tre fratelli e sorelle ed è sottinteso che ad andare debba essere lui. Raggiungere La Havre da Oderzo è già un'impresa, tanto più se si è undicenni e si parla soltanto il dialetto trevigiano. Mamma Luigia gli cuce sul bavero della giacca un biglietto con i dati personali e la destinazione finale: Scranton, Pennsylvania, dove zio Vittorio lo attende in stazione. Non si troveranno, come detto, Amedeo si sbaglia, scende dal treno a Wilkes-Barre, la stazione prima dove rimane ad aspettare, stordito. Ora proviamo a immaginarci nel 1889 un undicenne solo in una stazione ferroviaria di un paese di cui non parla la lingua a tremila chilometri da casa. Comunque la sorte gli è benevola, qualcuno un poliziotto? Un ferroviere? nota quel ragazzino sperduto e gli parla, ma non si capiscono. Allora lo accompagna dal primo italiano che gli viene in mente: il fruttivendolo, Enrico Musante, un ligure di Mocònesi, paese non distante da Genova. Qui si compie il suo destino: lavorando nella bottega impara cosa siano i bagigi e più avanti sposerà Louise Musante, figlia di Enrico, di dodici anni più vecchia di lui. 

Comunque al momento l'unica cosa che Amedeo ha in testa è risparmiare, risparmiare e risparmiare in modo da comprare un biglietto di sola andata per gli Usa anche per la mamma e i fratelli. I Musante lo aiutano a rintracciare lo zio, Amedeo si trasferisce da lui a Scranton, fa svariati lavori, ma capisce l'importanza dell'istruzione e la sera frequenta corsi di italiano e di inglese. Le arachidi, come sottolineato, erano peanuts, nullità, ma si vendevano bene e quindi Amedeo fabbrica con materiale di recupero un fornello per arrostirle e intuizione geniale ci avvicina un ventilatore in modo che il profumo delle arachidi in cottura si sparga tra le persone e le invogli a comprarle. Un po' di sale, e il gioco è fatto. Arachidi arrostite e leggermente salate: la base della fortuna di Mr. Peanuts. 

Altro colpo di genio: inserire nei sacchetti delle arachidi un biglietto con una delle lettere del proprio cognome. Quando si completa la parola O-B-I-C si vince un sacchetto gratis. Ma Amedeo inserisce soltanto una O ogni cinquanta buste per cui completare la parola diventa più difficoltoso: le vendite decollano. A questo punto entra in scena il secondo protagonista di questa storia, Mario Peruzzi. Forse è un caso, ma è di Treviso. Peruzzi ha due anni più di lui, ma ha una storia completamente diversa: ha studiato, ha frequentato l'istituto industriale di Venezia, ha fatto il libraio a Roma ed è emigrato diciannovenne negli Stati Uniti. Lavora come bidello, poi in una società che importa generi alimentari, quindi si trasferisce a Scranton dove incontra Amedeo. 


Planters Peanut Company

I due si mettono in società e fondano la Planters Peanut Company (oggi proprietà della multinazionale Kraft). Mario Peruzzi sposerà Lizzie (Elisabetta), sorella di Amedeo che in tal modo diventerà suo cognato. La società vende noccioline arrostite e salate, ha sede a Wilkes-Barre e comincia con sei dipendenti. I parenti mettono le arachidi a bollire in modo da pelarle e prepararle a essere arrostite. Nel 1913 avviene il trasferimento a Suffolk, in Virginia, al centro di vaste piantagioni di arachidi. Materia prima a chilometro zero, si direbbe oggi. Ed ecco l'ulteriore intuizione e quindi il terzo protagonista della storia. Serviva qualcosa, un'immagine, un brand, si direbbe oggi. Così Obici e Peruzzi promuovono un concorso: vince Antonio Gentile, nato a Philadelphia da genitori italiani. Disegna il bagigio dal volto umano che, aggiustato da un artista locale, diventerà Mr. Peanuts, uno dei brand più conosciuti degli Stati Uniti d'America.

Gentile vince i cinque dollari che erano stati messi in palio, ma Obici gli finanzierà gli studi fino a farlo diventare un importante chirurgo. In effetti Amedeo Voltejo Obici non dimentica le sue origini, per tutta la vita si comporta da benefattore: finanzia una cattedra di italiano al college di Williamsburg, un ospedale a Suffolk e un padiglione dell'ospedale di Oderzo (1937), viene spesso in Italia finché non scoppia la guerra. Obici muore nel 1947, la Planters Peanut Company è ormai un colosso da 5 mila dipendenti con fabbriche in Virginia, California e Canada, produce ogni anno 45 mila tonnellate di noccioline tostate: non certo peanuts, per la verità. Sotto la guida di Peruzzi, che muore nel 1955, cresce ancora, fino a 8 mila dipendenti. Obici è stato dimenticato dal suo luogo natale fino a quando, nel 2004, Oderzo gli ha dedicato l'Istituto superiore di istruzione secondaria. Il 2020 è cominciato male anche per Mr. Peanuts: all'età di 104 anni la Kraft ha deciso di farlo morire in un incidente stradale, mentre era alla guida della Nutmobile. Comunque continua a essere ben vivace nel sito dell'azienda. 

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