La lenta agonia di Andrei inghiottito dalla ghiaia: morto soffocato dal cumulo, senza riuscire a uscirne

L'esito dell'autopsia sul 31enne: l'operaio è rimasto intrappolato sotto la massa ghiaiosa. Numerosi segni di traumi dovuti al peso che lo ha schiacciato

Sabato 21 Gennaio 2023 di Maria Elena Pattaro, Giuliano Pavan
Andrei Perepujnii, morto nella cava: l'autopsia dice che è rimasto soffocato dal cumulo

SPRESIANO - Andrei Perepujnii non è morto sul colpo. La sua è stata una lenta agonia, in cui si è reso conto che stava morendo. È il macabro dettaglio che emerge dall'autopsia effettuata sul corpo dell'operaio di 31 anni, sposato e con una bimba di 5, dall'anatomopatologo Alberto Furlanetto. Per stabilire l'esatta causa della morte saranno necessari ulteriori accertamenti. Di certo c'è che la salma presentava diversi traumi dovuti al peso della ghiaia che l'ha inghiottita, accompagnati dai segni di un'asfissia. Concause che purtroppo confermano come Andrei abbia cercato di sottrarsi a un destino che si stava compiendo pian piano. E che non gli ha lasciato scampo. Per quella morte, avvenuta lunedì pomeriggio nella cava delle Bandie, è stato aperto un fascicolo per l'ipotesi di reato di omicidio colposo. E sul registro degli indagati è stato iscritto tutto il cda del gruppo Mosole spa che è proprietario della cava: il patron Remo Mosole (che ha compiuto 89 anni mercoledì), i figli Mara e Rudy e i nipoti Gianni e Ferdinando (figli di Sergio, gemello di Remo), tutti difesi dall'avvocato Pietro Barolo, che confida negli accertamenti della Procura per dimostrare che non ci sono state responsabilità a carico dei suoi assistiti.

LA TRAGICA DINAMICA
INon è ancora ben chiaro come sia finito sotto la cascata di materiale inerte riversato. Sarà la perizia a ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente. Andrei potrebbe essere intervenuto per disostruire la ghiaia che faceva da tappo o forse essere scivolato accidentalmente nella tramoggia, sulla superficie resa scivolosa dalla pioggia di lunedì pomeriggio, quando si è consumata la tragedia.

I carabinieri stanno vagliando diverse ipotesi.

Intanto ieri mattina, di fronte alla cava delle Bandie, le sigle sindacali Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil si sono radunate in presidio davanti alla cava. Per ottenere risposte dall'azienda che, all'indomani del tragico incidente aveva negato la visita ispettiva alla delegazione sindacale. «L'azienda non vuole incontrarci - afferma Marco Potente, segretario generale della Filca Cisl Belluno Treviso -. Vogliamo delle risposte, anche per poter rassicurare gli altri dipendenti della cava e tutti i lavoratori che vi gravitano. Molte realtà del settore edile e delle costruzioni hanno riaperto dopo la crisi ma stanno operando con macchinari vetusti e con standard di sicurezza non all'altezza dei tempi che stiamo vivendo».

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«PRIORITA' SICUREZZA»
I«Finora non abbiamo ottenuto risposte dirette. Soltanto la stampa è stata informata: andremo avanti finché non avremo risposte - incalza Veronica Gallina, segretaria provinciale di Fillea Cgil -. Parlare di sicurezza con i rappresentanti dei lavoratori crediamo sia una priorità. La sicurezza è un impegno di tutti e aumentare il numero di ispettori del lavoro non basta. Servono investimenti e interventi strutturali. Ma la politica non sta facendo abbastanza. Nella nostra provincia abbiamo tantissimi infortuni. Le aziende che lavorano con l'estero hanno capito da tempo che la sicurezza non è un costo ma un investimento. Purtroppo in tante realtà del nostro territorio mancano questi investimenti, nonostante la Marca sia una provincia ricca. La situazione deve cambiare al più presto». «Tragedie come questa sono inaccettabili - conclude Angelo Landolfo, segretario di Feneal Uil -. L'operaio era da solo e questo non dovrebbe mai accadere. All'azienda chiediamo di essere convocati: noi siamo le parti sociali: difendiamo i diritti dei lavoratori».

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 23:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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