Morto di meningite a 17 anni. Cmp Arena di Bassano gremita per l'addio a Tommaso Fabris, cestista del Riese Pio X: «Sempre con noi»

Martedì 7 Marzo 2023 di Lina Paronetto
Morto di meningite a 17 anni, funerale di Tommaso Fabris

BASSANO DEL GRAPPA (VICENZA) - «Tommy per sempre con noi». Lo si legge nel palloncino rosso, a forma di cuore, lo si legge in calce alla grande foto in bianco e nero che lo ritrae con la canotta degli orange della pallacanestro Mba. È gremita la Cmp Arena di Bassano del Grappa per l'ultimo saluto a Tommaso Fabris, il 17enne di Tezze sul Brenta, atleta del Team Basket di Riese Pio X, morto per una meningite fulminante.

Il colpo d'occhio della platea è impressionante.

Folla di amici per l'ultimo saluto a Tommaso Fabris

La bara di legno chiaro fa il suo ingresso tra due ali di amici e compagni, coperta da rose bianche. Lo accompagnano i ragazzi del basket Oxigen, con cui il 17enne aveva vinto, nel 2019, la coppa al torneo internazionale Under 14, che viene posata davanti al feretro. Quando la bara raggiunge l'altare, sopra trovano posto anche la foto di Tommy e le maglie simbolo della sua passione per la palla a spicchi. Che torna nei fiori arancioni a forma di pallone. Tanto che è proprio quella del basket la divisa scelta da papà e mamma per il suo ultimo viaggio, compiuto dopo l'estremo atto di generosità: la donazione degli organi a cinque persone, non a caso nel palazzetto sfilano, composti, i labari dell'Aido. Non è un addio facile, quello a Tommaso: tutti avevano pregato, sperato fino alla fine che quel ragazzo sano, sportivo, dalla fibra forte, potesse sconfiggere l'avversario più temibile. Di fronte al quale sono state necessarie quasi 300 profilassi tra chi era venuto in contatto con lui. In tanti, durante la celebrazione officiata da don Pietro Savio, parroco di Tezze, hanno voluto portare la loro testimonianza: i dirigenti della società per cui Tommy giocava, i compagni del liceo Da Ponte, i loro genitori. In tutti quelli che conosceva, il 17enne aveva infuso un'energia straordinaria. «Non c'è tempo da perdere, è il tempo di vivere», ha detto don Pietro. Parole scandite in un silenzio carico di dolore e incredulità, irreale in un palasport abituato a rumore, risate, cori. «Ha saputo essere un giovane che nella sua semplicità e intelligenza è stato capace di fare del bene, di donarsi», ha aggiunto don Pietro.

Il ricordo degli amici

«Un'anima bella», com'è stato ripetuto più volte dagli amici: «Aiutaci a sentirti nei nostri cuori attraverso sentimenti belli». E ancora, i compagni del Da Ponte: «Grazie per le risate che ci hai regalato passando le giornate a farti beccare col cellulare», e poi la matematica, la pronuncia inglese, «speriamo che lassù ti accolgano e ti trattino nel migliore dei modi. Ovunque tu sia continua a sorridere come facevi quando eri qui con noi». Le testimonianze si susseguono: «Dire che ci mancherai esprime solo parzialmente il vuoto che lasci in noi». Il palazzetto ascolta ammutolito: «Sarai un angelo custode che sorveglia tra noi, perché il tuo ruolo di guardia nessuno te lo toglierà mai. Alzeremo lo sguardo e guarderemo il sole: tu salutaci e aspettaci». Infine l'applauso, fragoroso, come quando Tommy calcava il parquet, e il lancio in cielo di palloncini azzurri.

Ultimo aggiornamento: 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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