SAN ZENONE - Si è spento all’età di 76 anni Luigi Artuso, pilastro della ristorazione della Marca. Per mezzo secolo aveva gestito il rinomato ristorante La Torre poco sopra la torre di Ezzelino sul colle Castellaro. Malato da tempo, venerdì sera le sue condizioni si erano aggravate. Si è spento sereno dopo aver salutato la sua numerosa famiglia, la moglie Virginia e i sette figli.
LA CARRIERA
Artuso, nono di dieci figli, è rimasto orfano all’età di 13 anni. Nel 1969 apre il ristorante La Torre col fratello Gino (mancato nel 2007) che si occupava della cucina e, mentre si specializzava nel “magnar veneto”, arricchendolo di eleganti manicaretti come il “Piatto del Giorgione” (asparagi di Bassano, carpaccio di manzo e uova, in onore dello storico pittore di Castelfranco), Luigi studiava (e degustava) per diventare il primo Sommelier della provincia. Nel 1971 si sposa con Virginia che diventa un’altra colonna portante dell’attività. Nel 1976 con il fratello Gino, nella “saletta del caminetto”, assieme a Beppo Maffioli, portabandiera della cultura enogastronomica trevigiana, nasce l’idea di unire in un’associazione l’entusiasmo e le eccellenze di un gruppo di amici ristoratori e sommelier della provincia di Treviso. Da lì a poco viene fondata la rassegna Cocofungo, dove principe della serata è il fungo, con l’intento di alzare il livello della proposta enogastronomica trevigiana attraverso l’interpretazione creativa delle mani sapienti degli chef. Seguono il Cocoradicchio e Superbe con i quali sono proposti i prodotti di stagione.
A LONDRA
Da vero precursore, nel 1995, porta la cucina veneta in uno dei luoghi più esclusivi di Londra, l’Hyde Park Hotel. Lì promuove i prodotti e le bellezze del territorio trevigiano aprendo nuove vie commerciali e turistiche. Il ristorante sorgeva sotto al Santuario della Madonna del Monte al quale entrambi i fratelli erano molto devoti e a fianco allo storico sito degli Ezzelini che Luigi ha sempre cercato di valorizzare anche istituendo le Cene Medievali. Il suo grande orgoglio era la sua numerosissima e unita famiglia: sette figli cresciuti all’interno della mura del ristorante. Lui e la moglie hanno voluto che tutti si impegnassero negli studi: hanno infatti conseguito tutti la laurea continuando a collaborare nell’attività. Nel 2013 chiude il ristorante ritirandosi a vita privata e, mantenendo il suo spirito di accoglienza, si dedica assieme alla moglie alla gestione del B&B, un vecchio casolare di famiglia, ristrutturato negli anni con passione. Nel giardino, fra le fronde di un grande gelso, c’è il suo più grande vanto: l’albero della vita con i nomi degli 11 amati nipoti.