Morto l'imprenditore delle fornaci campione di rally e di stile

Venerdì 8 Marzo 2019 di Mattia Zanardo - Gabriele Zanchin
Lino Vardanega
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POSSAGNO - Metteva la stessa dedizione, la medesima, meticolosa preparazione sia sul lavoro che nelle gare automobilistiche. Ed è probabilmente per questo che Lino Vardanega, in entrambi campi, ha ottenuto significativi successi. L'imprenditore e sportivo si è spento a 78 anni. Era nato a Possagno, dove viveva con la moglie Franca e aveva tre figlie Barbara, Sabrina e Valeria e i tre adorati nipoti Cecilia, Giulio e Camilla. Era il tipico rappresentante di quella generazione che ha reso grande e ammirata nel mondo l'economia trevigiana e nordestina. Aveva cominciato molto giovane affiancando il padre nella ditta artigianale di produzione di terracotta, poi insieme agli altri quattro fratelli maschi (Lino era il più giovane, oltre a una sorella, però, non coinvolta nell'attività) era stato il protagonista del consolidamento industriale dell'impresa di famiglia, fondando la Fornace Coe e la Fornace Monfenera e automatizzando via via i processi produttivi.

IN PRIMA LINEA Una seconda svolta l'aveva visto in prima linea, insieme ai congiunti e altre famiglie imprenditoriali della zona, quando, nel 1998, l'aggregazione di diverse realtà produttive del distretto ha portato a costituire le Industrie Cotto Possagno. Un'operazione volta a superare gli interessi singoli, per dar vita a un progetto di sviluppo del territorio, concretizzatasi in uno dei gruppi leader su scala internazionale nel settore delle tegole e dei coppi, con 160 dipendenti, di cui è presidente il nipote Alessandro, già numero uno dell'associazione industriali di Treviso. Dell'azienda, Lino è sempre stato l'anima tecnica, tanto da essere stato a lungo il direttore tecnico del gruppo. Oltre alla famiglia, l'altra grande passione della sua vita è stata l'automobilismo sportivo. 

LE GARE SPORTIVE Aveva esordito, in particolare, nei rally, negli anni 70 correndo con la scuderia Rubicone Corse, prima come navigatore, per poi passare quasi naturalmente alla guida, così come naturale a metà anni novanta è stato cimentarsi nelle corse in salita, dove ha vinto, tra gli altri, sei titoli italiani, con auto di tre marche diverse: nel 1999 e 2001 su Honda, nel 2004 e 2005 su Bmw e nel 2010 e 2012 su Mitsubishi. Nel 2015 è entrato nel Brt gareggiando nel campionato in montagna. L'ultima sua corsa è stata lo scorso autunno la Pedavena-Croce D'Aune, dove è giunto terzo di categoria e quattordicesimo assoluto, mettendo ancora in riga piloti ben più giovani. Ma Zio Lino, come era conosciuto da tutti nel mondo motoristico, al di là della sua bravura e passione, lascia in eredità lo stile, la signorilità, l'approccio con l'ambiente, con le gare, con i colleghi.
IL RICORDO Esemplare il ricordo del suo team: «È stato un grande campione. Tenace e pieno di grinta ma anche gentile e determinato. La scuderia perde un grande compagno di squadra che non smetterà mai di ricordare e che si è sentita onorata di avere tra i propri iscritti: ci mancherà molto». Il funerale è previsto per domani, alle 10 nel tempio Canoviano di Possagno, con la salma che partirà dalla sua abitazione in via Campestrino dove è stata allestita la camera ardente. Dopo le esequie proseguirà per la cremazione. Stasera, alle 20 la recita del rosario nella chiesa dei Padri Cavanis. Per volere della famiglia, non fiori ma le offerte raccolte saranno devolute al Suem di Crespano del Grappa. Zio Lino è giunto al traguardo.
 
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