Addio Franco Brusatin di Castelfranco, "vate" del miracolo Pedrini

Mercoledì 22 Marzo 2023 di Mattia Zanardo
Addio Franco Brusatin di Castelfranco, "vate" del miracolo Pedrini

CASTELFRANCO (TREVISO) - È stato il primo trevigiano a ottenere la tessera di allenatore nazionale. Lui stesso amava raccontare come a quel corso, al Centro dell'Acqua Acetosa di Roma, tra gli allievi fosse stato insieme a Valerio Bianchini. «E gli ho suggerito più di qualche risposta», aggiungeva con un sorriso. Se Bianchini è diventato poi il "Vate" del basket nazionale, Franco Brusatin lo è stato per la pallacanestro della Marca. Si è spento nelle prime ore di ieri, a 85 anni, in una struttura di Casale sul Sile, dove era in cura dopo un ictus, suscitando subito profondo cordoglio in generazioni di giocatori, coach e amici di una vita.

L'epopea d'oro

Castellano d'origine, classe 1937, dopo gli esordi giovanili sul campo, aveva trovato in panchina la vera dimensione per dare corpo alla sua passione per la palla a spicchi. Ed è stata la volontà di non lasciare il lavoro di dipendente all'Enel e di non allontanarsi troppo dalla famiglia, non certo la mancanza di doti tecniche o di personalità, ad indirizzarne la carriera nelle "minors" anziché verso il professionismo come l'antico, illustre compagno di corso. Il nome di Brusatin resta legato all'epopea d'oro di due società storiche della provincia, la Pallacanestro Castelfranco e il Montebelluna Basket. «Sono stati anni (a cavallo tra i 70 e gli 80, ndr) irripetibili per la pallacanestro castellana - conferma l'ex giocatore e coach Antonio Mormile - Il basket era diventato un fenomeno di massa e univa i supporter della pallacanestro e i tifosi del Giorgione calcio, che stava andando altrettanto bene. Anni d'oro davvero. Franco aveva creato un grande clima attorno alla squadra. Ricordo che certe volte al palazzetto si vedevano Mario De Sisti e Dale Solomon, coach e straniero di punta dell'allora Liberty Treviso che giocava in serie A2 a Padova. Erano curiosi di vedere come mai loro avevano mille spettatori di media e noi tremila. Quella di Franco Brusatin era una squadra fortemente identitaria: i nostri "stranieri" erano Gigi Loschi («Per me era come un fratello maggiore» ha detto saputa la triste notizia), Marco Marini e Checco Cervellin. Gli altri erano tutti di Castelfranco. Abbiamo vinto la stagione regolare, siamo arrivati ai playoff e poi a gara 3 di finale con San Donà: la serie B ci è sfuggita di pochissimo, ed era la B unica, ovvero si era già nell'eccellenza del basket».

E fu Brusatin a "portare" la pallacanestro a Montebelluna, dirigendo gli allenamenti del primo gruppetto di pionieri 1966-67 nel campo in asfalto all'aperto in via Biagi.

Dal successo alla malattia

Oscar Lucati, attuale presidente dei Delfini, che oltre ad aver giocato per lui, è stato a lungo anche suo vice, l'ha incontrato pochi giorni fa, già provato dalla malattia che l'aveva colpito qualche settimana prima: «La prima cosa che mi ha detto riconoscendomi è stata: "Come va la nostra squadra?". È grazie a lui se il basket a Montebelluna esiste, e se il sottoscritto si è innamorato del basket Montebelluna. È venuto a prelevarci uno ad uno nei vari campetti parrocchiali per formare una squadra ma, siccome eravamo ancora troppo pochi, è andato a reclutarne alcuni agli Istituti Filippin e altri li portava lui, con la sua auto, da Castelfranco. Ancora di recente, pur senza patente, veniva in pullman e in treno per vedere le partite. Un vero amante e conoscitore del basket. Ora in cielo ritroverà anche alcuni dei tuoi ragazzi prematuramente scomparsi: Omar Frassetto, Franco Boaro, Giancarlo Morellato, e coach Giomo». Dopo essere stato anche direttore tecnico a Montebelluna, Brusatin ha allenato pure all'Hesperia Treviso, allora sponsorizzata Stefanel. Lascia la moglie Sonia e i figli Dario e Cristiano.

 

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