Troppi studenti morti durante lo stage, gli insegnanti ora si rifiutano di fare da tutor

Venerdì 30 Settembre 2022 di R.T.
Studenti morti durante lo stage
4

TREVISO - Gli insegnanti iniziano a chiamarsi fuori. Sono sempre di più quelli che rifiutano di fare da tutor ai ragazzi impegnati nell’ex alternanza scuola-lavoro in azienda. Ha lasciato un segno profondo la tragica morte di Giuliano De Seta, il 18enne che lo scorso 16 settembre è rimasto schiacciato mentre stava facendo uno stage nella Bc Service di Noventa di Piave. E una serie di docenti sono arrivati alla conclusione che le responsabilità sono troppo grandi. Senza troppi mezzi per il controllo nelle aziende e con un compenso di certo non faraonico. Con il rischio di ritrovarsi indagati nell’ambito di un procedimento penale, come capitato alla preside e a un professore dell’itis Da Vinci di Portogruaro, dove studiava Giuliano. 


I PRESIDI
Oltre a eventuali responsabilità in casi specifici, il nodo ha preso forma. Le scuole del trevigiano hanno iniziato a registrare dei rifiuti da parte degli insegnanti. «È necessario affrontare la questione: se dovesse continuare così, gli istituti faticherebbero a trovare qualcuno disposto a fare da tutor – avverte Mariagrazia Morgan, preside dell’istituto enologico Cerletti di Conegliano – le responsabilità dei tutor scolastici sono importanti. E gli insegnanti non sono certo degli ispettori. Già prima si faceva fatica perché di fatto ci si basava solo sulla disponibilità dei docenti. Ora rischia di essere tutto ancora più complicato». Sulla stessa linea c’è Renata Moretti, preside del Besta di Treviso: «Il problema riguarda anche i dirigenti – aggiunge – sono loro a sottoscrivere la convenzione tra scuola e azienda. E di conseguenza sono in prima linea per quanto riguarda la responsabilità». Nella maggior parte dei casi non ci sono problemi. Nella Marca, però, alcuni istituti hanno già dovuto richiamare delle aziende che non rispettavano i patti. «Ci è capitato di richiamare imprese che facevano andare i ragazzi in trasferta nei cantieri, cosa non prevista – ha rivelato Emanuela Pol, preside del Planck di Lancenigo – dall’altro lato, abbiamo richiamato anche ditte che avevano messo gli studenti a fare fotocopie, rendendo l’attività poco significativa».

Le difficoltà non mancano. E non sempre emergono. Tre anni fa un ragazzo di una scuola superiore trevigiana si è tagliato una mano, riportando una quota di invalidità permanente, mentre stava lavorando di pomeriggio, cosa non consentita, nell’azienda che lo aveva accolto per l’alternanza scuola-lavoro. Per Cerletti, Besta e Planck il percorso dell’ex alternanza resta fondamentale. Ma deve essere fatto bene. 


LA CAMERA DI COMMERCIO
Proprio ieri l’argomento è stato al centro del convegno di Unioncamere Veneto. Qui gli studenti del liceo Casagrande di Pieve di Soligo hanno presentato un lavoro sull’orientamento attivo svolto in alternanza, sviluppato dalla stessa Unioncamere Veneto e dall’ufficio scolastico regionale. «Lo strumento, ora messo in discussione per i recenti drammatici accadimenti, resta importante e strategico – chiarisce Mario Pozza, presidente della Camera di commercio – il bisogno che il mondo dell’impresa ha di professionalità e competenze è estremamente forte. Certo, ponendo la sicurezza come priorità assoluta». «La frequentazione del mondo del lavoro è un percorso imprescindibile all’interno di un sistema che va strutturato – specifica Carmela Palumbo, direttore generale dell’ufficio scolastico del Veneto – è necessario lavorare sulla formazione per la sicurezza, di cui lo Stato deve farsi carico».  


LA FIM CISL
Una posizione condivisa dal direttivo dei metalmeccanici della Fism Cisl di Treviso e Belluno, che ieri ha rispettato un minuto di silenzio in ricordo di Giuliano. «Siamo indignati per la strage continua sul lavoro: chiediamo uno sforzo ulteriore per diffondere la cultura della sicurezza e per aumentare i controlli sul territorio. Con pene certe per i colpevoli – spiega Alessio Lovisotto, segretario della Fim Cisl – la tragedia di Noventa non deve però farci arretrare nelle conquiste come l’alternanza scuola-lavoro, che ha consentito di aprire il mondo del lavoro alla scuola attraverso stage che devono rimanere formativi e non lavoro mascherato a zero costi». «L’effetto non può essere l’abrogazione dello strumento formativo: così avremmo un mondo del lavoro disallineato alla scuola, mentre il bisogno delle imprese è di integrare le nuove figure professionali al bagaglio del sapere teorico scolastico».

Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci