Papà morto in moto, la compagna: «Non so come dirlo a nostro figlio»

Domenica 21 Maggio 2023 di Giuliano Pavan
LA VITTIMA Saimir Gjinika

«Sono disperata, in un attimo mi è stata stravolta la vita. Non so ancora come dire a mio figlio che suo padre non c’è più». Alessandra, la moglie di Saimir Gjinika, il 39enne di San Biagio di Callalta morto venerdì pomeriggio in un incidente stradale in via Duca d’Aosta a Mignagola di Carbonera, continua a piangere senza sosta. Ieri si è trasferita per qualche giorno dai genitori, alla ricerca di conforto. È preoccupata sia per il figlio di 5 anni che per quello che sta portando in grembo. «Venerdì sera dovevamo cenare assieme a tutti e quattro i nonni per scegliere il nome» ha confidato a un’amica.

Un dettaglio che aggiunge strazio alla tragedia. 



Una prima relazione sull’incidente di Mignagola è stata depositata sul tavolo del sostituto procuratore Valeria Peruzzo, che ha aperto un fascicolo per l’ipotesi di reato di omicidio stradale iscrivendo nel registro degli indagati la conducente della Fiat Punto grigia, un’operaia 20enne della De’ Longhi, che svoltando a sinistra per entrare nel parcheggio dell’azienda ha tagliato la strada al 39enne. Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro i mezzi per effettuare gli accertamenti del caso. Non è escluso che decidano di disporre una perizia cinematica per ricostruire nel dettaglio quanto accaduto in via Duca d’Aosta. Se la mancata precedenza è praticamente certa, non altrettanto lo è la velocità tenuta dalla Bmw S 1000 RR di Gjinika, descritto da tutti come un pilota prudente e con la testa sulle spalle. Non verrà invece svolta alcuna autopsia: il nulla osta per la sepoltura potrebbe essere rilasciato già oggi, domani mattina al più tardi. Salvo che gli ulteriori accertamenti non portino la Procura a decidere di effettuare l’autopsia, ipotesi allo stato molto improbabile. 



Era da poco passata l’una. Saimir stava rientrando alla Atena, ditta di Carbonera che produce impianti di aspirazione per cui lavorava come montatore da una quindicina d’anni, dopo la pausa pranzo. Il 39enne abitava a due chilometri e mezzo dall’azienda di via Spercenigo: un tragitto di tre minuti che conosceva a memoria. Al mattino era andato al lavoro in auto ma per il turno del pomeriggio aveva scelto la moto. Lungo il rettilineo davanti alla De’ Longhi è avvenuto l’impatto fatale. Saimir lo stava percorrendo in direzione Carbonera. Sulla corsia opposta c’era la Punto grigia. La macchina ha svoltato a sinistra per parcheggiare nella piazzola a bordo strada: una manovra proibita, visto che in quel tratto la striscia è continua. La moto non ha il tempo di frenare: si schianta dritta sulla fiancata destra della vettura e la scavalca, finendo a terra, sulla corsia opposta. La moto finisce la sua corsa imprigionata tra il cordolo della pista ciclabile e il muso del furgone Mercedes che seguiva l’utilitaria, spezzandosi in due tronconi. Il 39enne invece viene sbalzato a più di venti metri, perdendo il casco e le scarpe.

Il conducente del furgone, sconvolto dalla scena, ha chiamato subito i soccorsi insieme alla giovane operaia. È stato chiaro a tutti che le condizioni del 39enne fossero disperate. In pochi minuti si sono fiondati sul posto ambulanza e automedica. I sanitari hanno rianimato a lungo il 39enne riuscendo a riprendere il battito e a trasportalo al Ca’ Foncello: è stata una corsa contro il tempo. Si è tentato il tutto per tutto pur di salvare il motociclista ma il suo cuore ha smesso di battere poco dopo il ricovero.

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Ultimo aggiornamento: 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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