«Morta a Castelfranco Tina Anselmi,
fu la prima donna ministro in Italia

Martedì 1 Novembre 2016
Tina Anselmi
33

CASTELFRANCO - È morta la scorsa notte nella sua casa di Castelfranco Veneto Tina Anselmi, prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica: fu nominata nel luglio del 1976 titolare del dicastero del lavoro e della previdenza sociale in un governo presieduto da Giulio Andreotti. Tina Anselmi, eletta più volte parlamentare della Democrazia Cristiana, aveva 89 anni.
 

 

Dopo aver ricoperto la carica di ministro del Lavoro, Tina Anselmi fu ministro della Sanità nel quarto e quinto governo Andreotti e legò il suo nome alla riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale Nel 1981, nel corso dell'ottava legislatura, fu nominata presidente della Commissione d'inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985. I funerali saranno celebrati venerdì 4 novembre nel Duomo di Castelfranco Veneto.

«Con Tina Anselmi scompare una figura esemplare della storia repubblicana. Partigiana, sindacalista, impegnata nella vita politica e nelle istituzioni, prima donna ministro della storia italiana». Lo scrive il premier Matteo Renzi in una nota inviata ai famigliari, ai quali esprime il suo cordoglio personale e di tutto il governo. «Il suo impegno per le pari opportunità e contro la P2 - ricorda ancora Renzi - e la sua personalità forte e discreta ne hanno fatto un esempio per chiunque creda alla politica come passione per la libertà».

IN serata si è appreso che la Presidente della Camera, Laura Boldrini, parteciperà ai funerali di Tina Anselmi venerdì nel Duomo di Castelfranco Veneto. 

LEGGI ANCHE Zaia: «Grande donna veneta ​di cui andare tutti orgogliosi»


Tina Anselmi nasce il 25 marzo 1927 da una famiglia cattolica: il padre era un aiuto farmacista di idee socialiste e fu per questo perseguitato dai fascisti, la madre era casalinga e gestiva un'osteria assieme alla nonna. Frequenta il ginnasio nella città natale, quindi l'istituto magistrale a Bassano del Grappa. È qui che, il 26 settembre 1944, i nazifascisti costringono lei e altri studenti ad assistere all'impiccagione di 31 prigionieri per la rappresaglia che chiude i giorni truci della strage di Bassano, perpetrata sul Grappoa e nella Pedemontana: decide così di prender parte attivamente alla Resistenza.

Con il nome di battaglia di «Gabriella» diventa staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, quindi passa al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Intanto, nel dicembre dello stesso 1944, s'iscrive alla Democrazia Cristiana e partecipa attivamente alla vita del partito. Dopo la guerra si laurea in Lettere all'Università Cattolica di Milano, divenendo insegnante elementare. Nello stesso periodo è impegnata nell'attività sindacale in seno alla Cgil e poi, dalla sua fondazione nel 1950, alla Cisl: è dirigente del sindacato dei tessili dal 1945 al 1948 e del sindacato degli insegnanti elementari dal 1948 al 1955.

Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale dei giovani nella Dc. Nel 1963 è eletta componente del comitato direttivo dell'Unione europea femminile, di cui diventa vicepresidente nello stesso anno. Nel 1959 entra nel consiglio nazionale dello Scudo Crociato, ed è deputata dal 1968 al 1992, eletta sempre nella circoscrizione Venezia- Treviso: nel corso del suo lungo mandato parlamentare ha fatto parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. Si occupa molto dei problemi della famiglia e della donna: si deve a lei la legge sulle pari opportunità. Per tre volte sottosegretaria al ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, dal 29 luglio 1976 è ministro del Lavoro e della previdenza nel governo Andreotti III: un fatto storico, perché l'Anselmi diventa la prima donna ministro in Italia. Dopo quest'esperienza è anche ministro della Sanità nei governi Andreotti IV e V, diventando tra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Nel 1981, nel corso della VIII legislatura, è nominata presidente della Commissione d'inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985. Negli anni il suo nome è circolato più volte per la presidenza della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale Cuore a sostenerne la candidatura e il gruppo parlamentare La Rete a votarla, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l'ha sostenuta attraverso una campagna mediatica che prendeva le mosse dal blog «Tina Anselmi al Quirinale».

Si sentiva «orgogliosa» Tina Anselmi del suo lavoro a capo della commissione d'inchiesta sulla P2, di «non aver avuto paura di nessuno», di «non essersi fatta condizionare da nessuno», come ricorda Gianna Anselmi, una delle due sorelle dell'ex parlamentare morta la notte scorsa nella sua casa a Castelfranco Veneto.

Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci