Montebelluna. Un secolo di vita per il cinema Eden: «Passione di famiglia, tutto iniziò con nonno Nino»

Martedì 20 Settembre 2022 di Laura Bon
Montebelluna. Un secolo di vita per il cinema Eden

MONTEBELLUNA - Dietro all'aria pacata, all'eloquio sommesso, a un racconto apparentemente senza acuti, c'è la forza di un leone. Ma c'è anche quella passione romantica che ha portato Vittorio Polin, nato e cresciuto a pane e cinema, a riprendere in mano vent'anni fa la creatura di famiglia, chiusa per un decennio, e traghettarla, attraverso la crisi del settore, le chiusure da Covid, l'impennata dei costi energetici, fino a oggi.

Anzi, fino a sabato scorso, quando il cinema Italia Eden di viale Della Vittoria ha compiuto un secolo di vita. Un evento festeggiato già in occasione del palio, ma anche, nel giorno del compleanno, con torta e spumante, in attesa di altri appuntamenti che avranno luogo in autunno.


Festa sì, ma senza troppa enfasi. Perché?
«Abbiamo voluto un appuntamento informale, per un giorno speciale ma anche ordinario: troppa festa avrebbe avuto il sapore di un commiato, mentre l'attività va avanti. Siamo qui e ci crediamo. Per questo, non mi piace il paragone con Nuovo cinema Paradiso. Questo è il cinema Italia Eden, dove Eden è il nome originario e Italia quello che il cinema ha assunto nella seconda metà degli anni Trenta. Del resto, dopo tanto Purgatorio, speriamo di salire prima o poi al Paradiso terrestre».


Anche se il quadro non è certo roseo...
«Abbiamo ricevuto una lettera dal fornitore di energia che ha invitato noi, come altri del settore, a spegnere il più possibile. L'orientamento è chiaro: se 2 anni fa in settembre abbiamo pagato mille euro e lo scorso settembre 3250, non dobbiamo stupirci se saliremo a 15mila. Quest'anno siamo rimasti a galla, finora, con i Minions, altrimenti saremmo andati sotto».


Ma i problemi non sono nati oggi...
«Il cinema è vulnerabile per i problemi di energia e di Covid, ma anche per questioni che si trascinano da un sacco di anni e sono insite nella filiera dell'audiovisivo. Il prezzo di accesso ai prodotti è inutilmente elevato: vorremmo le condizioni delle piattaforme mentre invece dobbiamo sottostare a regole che risalgono a 30-40 anni fa. Siamo penalizzati rispetto ad altri sistemi».


Guardando al passato, a dar vita al cinema fu, cento anni fa, Nino Polin, suo nonno. Che ricordo ne ha?
«Simpatico, soprattutto fuori casa. Gran frequentatore del Caffé Roma. In realtà però era più mia nonna Annamaria Vanetti che seguiva l'amministrazione del cinema. Tutto era nato peraltro da Alberto Polin, mio prozio, e dal Conte Rinaldi che avevano dedicato un salone a uso festività. Poi mio nonno Nino rilevò le quote. Mio papà Rinaldo Polin aveva invece un'attività legata al calzaturiero, a Ciano, ma quando c'era bisogno al cinema venivamo tutti. Ricordo in particolare il cinema giardino vicino allo stabile: cinema all'aperto, insomma. Tramontò per l'avvento dell'ora legale che costringeva la gente a uscire troppo tardi la sera».


Come si arrivò alla chiusura di fine anni 80?
«L'avvento di televisioni private e video cassette ha causato una moria di cinema. Ha chiuso ad esempio il cinema Olimpia in centro. Noi siamo andati avanti fino a fine anni ottanta, ma io lavoravo fuori, mio papà era in età da pensione. Lo abbiamo lasciato andare...».


Non per sempre però, perché Vittorio, ingegnere dal cuore tenero, non ha voluto rinunciare a quella sorta di emblema di famiglia...
«Forse perché non so fare altro. Di lavorare in fabbrica come ingegnere mi ero scocciato e mi sembrava che la scuola (Polin è insegnante, ndr) da sola non fosse salutare. E poi, andare al cinema mi piace. Così ho pensato di riprovarci nel momento in cui c'è stata la ripresa. Sull'onda di Titanic che ha invertito la tendenza alla discesa delle presenze». E, come sul Titanic, la sua orchestra continua a suonare. Senza alcuna intenzione di affondare.
 

Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 13:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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