Tentò di stuprare una ventenne: condannato a tre anni e due mesi

Il 28enne albanese Dova, giudicato in abbreviato, non potrà più avvicinarsi a lei

Mercoledì 8 Marzo 2023 di Valeria Lipparini
Tentò di stuprare una ventenne: condannato a tre anni e due mesi
MOGLIANO - È stato condannato a tre anni e due mesi in abbreviato per tentata violenza sessuale e lesioni. Questa la pena inflitta dal gup Carlo Colombo ad Albano Dova, il 28enne albanese pluripregiudicato, assistito dall’avvocato Giorgio Pietramala, che avrebbe tentato di stuprare una moglianese di 20 anni, aggredita la notte del 17 marzo dell’anno scorso, nel parcheggio tra la stazione ferroviaria e via Monte Cimone, a Mogliano. La giovane sarebbe scampata alla violenza grazie al provvidenziale intervento dei Vigili del fuoco. Il 28enne ha potuto contare su uno sconto di pena pari a un terzo del totale. 
IL RACCONTO
Il rito alternativo era condizionato, però, all’audizione della vittima che, ieri, in aula, ha ripercorso quella notte di terrore. La ragazza ha detto: «L’ho incrociato vicino al parcheggio della stazione. Lui era bevuto e mi ha anche offerto cocaina. Mi ha costretto a seguirlo e sono rimasta in sua balìa per ore». Ha poi ripercorso, con dovizia di particolari, il tentativo del Dova di avere un rapporto orale con lei. «Mi sono rifiutata e mi ha presa a pugni. Poi si è abbassato la cerniera dei pantaloni» ha raccontato in aula. La ragazza era riuscita a scappare. Ma Dova - dice ancora la 20enne - l’ha tenuta per i polsi e per i capelli mentre, con l’altra mano, le tappava la bocca. Dalla testimonianza resa ieri in aula emerge anche il fatto che Dova aveva tentato di portare la 20enne a casa sua ma i genitori non gli avevano aperto la porta. Poi, l’arrivo provvidenziale dei pompieri che stavano rientrando da un altro intervento e si erano accorti delle mani alzate della giovane, in piena notte, come a chiedere aiuto. Cosa che, in effetti stava facendo. Il 28enne si era invece difeso nell’interrogatorio di convalida all’arresto, sostenendo che avrebbe incontrato la giovane per caso “e che sarebbero rimasti a parlare per circa un’ora” e che le sue azioni sarebbero state male interpretate. «Era un’amica della mia ex fidanzata - aveva detto - eravamo alticci tutti e due. Dopo un po’ lei è andata in mezzo alla strada con un comportamento un po’ strano, io l’ho presa per i polsi per riportarla nel marciapiede. La ragazza deve avere travisato le mie azioni».
LA DIFESA
L’avvocato Pietramala, nell’arringa difensiva, ha sostenuto che la versione della ragazza sarebbe stata inattendibile in quanto sarebbe rimasta per ore in compagnia del Dova senza chiedere aiuto, pur avendo a portata di mano il suo cellulare. Inoltre, ha puntato sull’inidoneità degli atti di Dova per quanto riguarda il preteso rapporto orale.
Nel corso dell’udienza la parte civile, rappresentata dall’avvocato Monica Marangon, ha chiesto il risarcimento dei danni quantificati in 70mila euro. Poi, la sentenza di condanna, con la pena accessoria del divieto di avvicinamento alla ragazza, contro la quale l’avvocato Pietramala ha già annunciato che presenterà ricorso in appello.
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