Migranti partiti dalla Sicilia, pullman in Veneto con 50 persone. Il prefetto di Venezia: «Non abbiamo posto». A Treviso arrivati i primi 9

La loro destinazione non è ancora stata ufficializzata

Mercoledì 9 Novembre 2022 di Davide Tamiello
Migranti, partiti dalla Sicilia i pullman con le prime 246 persone: saranno ospitate in Veneto
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VENEZIA - Sono 246, sono sbarcati a Catania martedì e 50 di loro sono arrivati in Veneto. Alla Caserma Serena di Treviso ne sono già stati accolti 9. Rimane inascoltato quindi il grido d'allarme del prefetto di Venezia (e coordinatore delle 7 prefetture venete) Vittorio Zappalorto che da mesi continua a ripetere al dipartimento per l'immigrazione del ministero dell'Interno che di posti, in questa provincia e in questa regione, non ce ne sono più.

Chiusi gli hub di Cona e Bagnoli (e non senza conseguenze: prefetti e vicari del passato sono finiti a processo per quello che avveniva in quei centri di accoglienza) la struttura più grande a disposizione, a questo punto, rimane la caserma Serena a Treviso. Già al centro di tensioni e polemiche negli anni scorsi. Comunque sia, ieri sera il primo bus con a bordo i migranti sbarcati dalle navi Geo Barents, di Medici senza frontiere, e Humanity 1, è partito con destinazione Veneto.

Altri profughi, invece, finiranno in Campania e Piemonte.


DOVE
Una destinazione ufficiale ancora non c'è: oltre a Treviso, le uniche strutture che in questo momento potrebbero accoglierli sono la sede della Croce Rossa di Jesolo, che però dopo le tensioni di due anni fa ha negato la disponibilità ad accoglierli, e il Cas della Caritas a Mestre, che è già al limite della capienza. I rifugiati erano momentaneamente ospitati al Palaspedini, l'impianto sportivo messo a disposizione dal Comune di Catania. Il prefetto allarga le braccia: «Non so più cosa dire, ce li mandano e basta: quelli che riusciremo a sistemare li sistemeremo, per chi rimarrà senza un posto francamente non so cosa succederà. Siamo sold out». E se Venezia piange, le altre provincie non ridono di certo: «Siamo tutti nella medesima condizione, qualcuno avrà qualche posticino in più ma sicuramente verranno saturati con questo ultimo arrivo, lo ripeto da mesi che siamo in emergenza, ma nessuno lo vuole riconoscere».
Il problema è anche legato ai bandi, sicuramente meno attrattivi rispetto a quelli di qualche anno fa e con delle restrizioni che diventano respingenti anche per la più umanitaria delle cooperative. «I gestori non ce la fanno più, i bandi vanno sempre deserti - continua Zappalorto - ho chiesto più volte di cambiare i capitolati, di togliere un po' di spese. Dopo i bandi ci siamo ritrovati addirittura con meno posti di prima. Siamo arrivati al punto che alcuni centri di accoglienza, gravati dal caro bollette, stanno pensando di non rinnovare le convenzioni con i profughi ancora dentro, perché non riescono più a stare dentro ai costi. Ho scritto non so neanche quante lettere, non mi hanno mai risposto. Siamo esasperati».


MAI PIÙ CONA
Zappalorto esclude categoricamente di pensare alla riapertura degli hub. «Li hanno fatti chiudere e ora li riapriamo? Ci stanno spingendo in una direzione pericolosa, abbiamo già visto com'è finita con i miei predecessori, tutti sotto processo. Per quella vicenda prefetti e funzionari sono gli unici ad aver pagato, gli unici rappresentanti della pubblica amministrazione a essere finiti nel registro degli indagati. Io non sono disposto a diventare il prossimo». Il nuovo ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nella sua prima visita a Venezia ha anche promesso che le carenze di organico della prefettura, altro grande problema, verranno presto ripianate. «Io gli credo - conclude Zappalorto - perché è un uomo del territorio, che viene dalle prefetture e sa di che cosa parla. Non ho motivo di dubitare della sua promessa e qualcosa ha già dimostrato di saperlo fare».
 

Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 21:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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