Gianlorenzo Marinese: «Applichiamo a Lampedusa il metodo provato a Treviso»

Mercoledì 29 Luglio 2020 di Lina Paronetto
Salvini e Marinese
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TREVISO - A Lampedusa ha portato con sé la moglie e i figli di 4 e 8 anni. «L'isola è meravigliosa dice . Venite, non ci sono rischi. Il mare è più bello che alle Maldive». Ma Gianlorenzo Marinese, presidente della società trevigiana Nova Facility, alla porta d'Europa sta gestendo, insieme al suo staff, l'hotspot da dove solo nell'ultimo mese sono transitati circa 4mila migranti. E dove ce ne sono attualmente circa 700. Tanto che sono arrivati in rapida successione, per rendersi conto di persona della nuova emergenza, prima il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, poi il leader della Lega e suo predecessore al Viminale Matteo Salvini. Dal 1 febbraio, la società che da anni dirige alcuni dei principali centri di accoglienza del Nord Italia, l'ex caserma Serena di Casier, l'ex Zanusso di Oderzo, è alla guida anche della struttura di Lampedusa. Un bando vinto in tempi non sospetti, quando gli sbarchi erano al minimo e ancora di Covid 19 non si parlava. Poi tutto è cambiato. E a luglio sulle coste sono tornate a riversarsi migliaia di persone. 
Marinese, qual è la situazione in questo momento? 
«Eravamo partiti per un'avventura che concludesse l'iter della nostra carriera nell'accoglienza, occupandoci della gestione del centro più importante d'Europa e probabilmente del mondo. Ci siamo trovati a gestire un'avventura vera e propria. Negli ultimi 25 giorni siamo stati enormemente messi alla prova come modello di gestione: abbiamo avuto circa 4mila sbarchi, oltre 200 microeventi da 20-25 persone»,
Quindi una situazione molto complessa. Come la state gestendo? 
«Siamo molto fortunati, possiamo contare su un gruppo di ragazzi giovani provenienti da Treviso, Oderzo, Pordenone, Udine, cresciuti nelle nostre strutture. Portiamo tanta umanità, stiamo attenti alla gestione del rischio biologico: la Regione Sicilia fa controlli anticovid, test sierologici ed eventualmente tamponi, la Polizia di Stato procede a identificazioni e fotosegnalamenti, la Prefettura ci è sempre accanto, il Ministero non ci fa mancare supporto e attenzione. Un modello che portiamo in una regione diversa, cercando di far funzionare a modo nostro qualcosa che prima funzionava diversamente».
Il modello Treviso? 
«Assolutamente. Restiamo trevigiani, non siamo diventati lampedusani. Il segreto è ascoltare tutti, per prima la popolazione, capire le problematiche che si sono presentate in eventi analoghi negli anni precedenti. Ascoltare le esigenze delle istituzioni, ascoltare i ragazzi, dargli tanta tranquillità e comprensione, in modo che non si sfoci in momenti di tensione. E' una grande fatica da parte di tutti noi, sono 25 giorni che dormiamo 5-6 ore a notte, poi ripartiamo senza sosta». 
Ha fatto molto scalpore la foto del migrante con il cagnolino.
«Dalla Tunisia mi è arrivato oggi (ieri ndr) un barboncino, due cuccioli di gatto la settimana scorsa, un altro gattino un mese fa. In questo momento, il novanta per cento dei migranti proviene dalla Tunisia. Lì, a quanto mi raccontano i ragazzi e a quanto si legge dalla stampa internazionale, sta succedendo qualcosa di strano». 
I migranti appaiono in buono stato, arrivano addirittura con l'animale da compagnia. 
«Per salire sulle barche e attraversare il mare devi essere in forma. Con ferite o ustioni gravi non riesci a salirci. Oggi (ieri ndr) è arrivato un ragazzino con la sedia a rotelle e il padre dietro che lo teneva in braccio». 
Pensa che ci saranno nuovi trasferimenti verso le altre regioni, verso il Nord? 
«Non mi sembra proprio possibile in questo momento, non ci sono le condizioni a mio giudizio. Ma non mi vengono comunicate le destinazioni dei ragazzi che rimangono qui solo due-tre giorni e poi se ne vanno, quindi a questa domanda non so rispondere». 
Sapendo che gli sbarchi sarebbero ripresi con questa frequenza, parteciperebbe nuovamente al bando? 
«Nel 2015 nasce l'esperienza professionale nell'accoglienza che mi ha cambiato la vita. Il 2020 ha segnato un altro momento importantissimo, uno di quei momenti che alla fine della vita uno ricorda e racconta». 
Lina Paronetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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