Cibo scadente alla mensa della scuola: scatta l'esposto dei genitori

Sabato 24 Aprile 2021 di Benedetta Basso
La scuola primaria e dell'infanzia di Monfumo
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MONFUMO - Un sopralluogo nella mensa della scuola frequentata dai figli è bastato per far insospettire alcuni genitori e far scattare un esposto. Si tratta della scuola statale di Monfumo, che comprende sia la primaria che quella dell’infanzia, che ospita circa 150 bambini in totale. «Siamo venuti a sapere, senza essere informati, che è stata fatta una deroga a tempo non definito dove si concede l’esclusione di alcuni prodotti dalla mensa, per esempio il biologico, che erano invece una parte importante del capitolato d’appalto». 


LA PROTESTA
I genitori sono infuriati, due i motivi principali: in primo luogo la Gemeaz Elior S.p.A, poi risultata società assegnataria, in sede di gara aveva conseguito determinati punteggi in base a offerte come l’origine biologica, Dop e Igp di almeno l’80% del peso totale del pasto, che comprendeva soprattutto pasta, riso, frutta e verdura. Durante l’ispezione del comitato genitori, però, si sono rivelati ben altri i cibi forniti dalla società. «Fino a ottobre è andato tutto bene, poi a novembre è cambiato qualcosa e i bambini tornavano a casa sempre affamati - afferma Nicoletta Bertinato, presidente del comitato genitori - Durante il sopralluogo del 3 novembre 2020 abbiamo notato un abbassamento della qualità dei prodotti e la tracciabilità di altri alimenti risultava impossibile, vista la mancanza dei documenti di trasporto.

Lo yogurt, per esempio, non era più bio, non era più della centrale del latte, e altri prodotti non erano più a filiera corta come invece era scritto da capitolato. La pasta e il grano risultavano, per esempio, sia Ue che non Ue». 


LE RISPOSTE
Il secondo motivo per cui i genitori sono infuriati è la mancata risposta ai loro dubbi da parte del Comune di Monfumo che ha appaltato, a mezzo gara, il servizio mensa. I genitori chiedono spiegazioni non solo per l’abbassamento della qualità dei cibi della mensa, ma anche per l’aumento di 0,80 euro del prezzo che il Comune riconosce alla Gemeaz Elior S.p.A, giustificando questo rincaro a seguito dell’adozione di protocolli anti Covid. 


LA CONTROMOSSA
Di fronte al silenzio del Comune, i genitori tramite un avvocato del Codacons hanno invitato due lettere formali. Ma solo dopo che il presidente del comitato genitori si è rivolto al prefetto di Treviso, il 3 febbraio scorso è arrivata una risposta: i produttori, a causa dell’emergenza sanitaria, non producono più biologico e dunque vi è una deroga. Spiegazione che però i genitori non accettano, e il Comune aggiunge di voler togliere la delega al comitato impedendo loro di controllare la qualità della mensa. In una scuola a 40 ore, piccola e sicura, in cui la campanella suona alle 16 e dove la mensa era ritenuta il fiore all’occhiello, i genitori non si aspettavano di imbattersi in una vicenda simile. «La situazione rimane incerta, per questo abbiamo esposto i fatti alle forze dell’ordine - afferma una madre - merendine confezionate e pasti surgelati non era proprio quello che ci aspettavamo per i nostri figli».

Ultimo aggiornamento: 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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