In questo momento circa 200.000 cittadini in Veneto sono in attesa di avere il loro nuovo medico di base. È la stima che risulta dall'incrocio dei dati forniti ieri dalla Regione, secondo cui le 701 zone carenti registrate quest'anno sono già scese a 586 attraverso il subentro di altri professionisti, ma nel giro di un mese dovrebbero ulteriormente ridursi a 336 grazie all'ingaggio di 250 giovani camici bianchi. «La situazione è di emergenza, come succede in tutta Italia soprattutto dopo il Covid, ma non è drammatica come da alcune parti la si vuole descrivere», ha detto l'assessore regionale Manuela Lanzarin, facendo il punto insieme al direttore generale Luciano Flor, in risposta alle critiche ricevute in particolare dal Partito Democratico e dal sindacato Fimmg.
Medici di base, quanti sono
Ecco i numeri elaborati dall'unità Cure primarie.
Cosa succede quando il pedico va in pensione o sceglie in recesso
Sullo sfondo di queste cifre, si stagliano però diverse criticità. La prima: quest'anno per i debuttanti i posti disponibili erano 306, ma i corsisti effettivi sono 265. La seconda: la cessazione dell'incarico non avviene solo per pensione, ma anche per recesso, cioè per la scelta del camice bianco di fare altro. La terza: non tutti i neo-diplomati vogliono fare i medici di famiglia in Veneto. «Il 30% si forma ha spiegato Flor ma poi preferisce entrare in qualche scuola di specializzazione, diventare un gettonista in ospedale o trasferirsi in un'altra regione». «Per rendere la medicina di base più appetibile ha aggiunto Lanzarin lavoriamo per favorire le medicine di gruppo e per alleggerire il carico burocratico e amministrativo, come abbiamo fatto deliberando un contributo fino a 5 euro ad assistito per l'ingaggio dei collaboratori di studio da parte dei medici che arrivano a 1.800 pazienti, mentre oggi la media è 1.450».
Le zone carenti
Alcuni ne hanno di più, altri di meno. E qui si pone un quarto problema: «Tanti medici sono a massimale ridotto, o molto ridotto, il che è lecito ha riconosciuto Flor ma contribuisce ad alimentare il fenomeno delle zone carenti, cioè ambiti di 1.200 assistiti ciascuno in cui è venuto a mancare il medico. Questo comunque non significa che tutti i relativi cittadini siano scoperti, in quanto nel frattempo scattano le procedure di assegnazione, che richiedono da pochi giorni a qualche settimana». Le soluzioni sono tre: spostare i pazienti da un professionista che accetta di portare il suo massimale da 1.500 a 1.800, affidarli a un medico temporaneo (cioè un corsista fino a 1.000 assistiti con tutor, che al termine della formazione vede automaticamente trasformarsi l'incarico in una convenzione a tempo indeterminato), passarli a un sostituto provvisorio (spesso un borsista che per un anno può avere fino a 1.500 assistiti, ma poi deve partecipare al bando definitivo). Nell'attesa, chi è orfano può rivolgersi alla guardia medica.
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