Medico offre 100 euro all'addetta per avere il certificato vaccinale falso

Venerdì 16 Luglio 2021 di Maria Elena Pattaro
Medico offre 100 euro all'addetta per avere il certificato vaccinale falso
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TREVISO - Cento euro in cambio di un certificato vaccinale falso per attestare un'inoculazione del siero anti Covid mai avvenuta. Quando in realtà lui, che è un medico dell'Usca (Unità speciale di continuità assistenziale) dovrebbe essere già immunizzato da tempo. A maggior ragione lavorando in un centro vaccinale: quello di Godega di Sant'Urbano, in provincia di Treviso.

L'hub allestito in un paese da poco meno di 6mila anime che serve però tutta la Sinistra Piave. Invece no, il medico non ha mai fatto il vaccino. Ma il certificato lo voleva lo stesso, così ha offerto una mancia all'impiegata amministrativa che si occupa di rilasciare i documenti di avvenuta vaccinazione. Un tentativo di corruzione bello e buono su cui ora stanno indagando i carabinieri del Nas di Treviso. 


RAPPORTI SOSPETTI

Che tra i due ci fosse una trattativa in corso, i colleghi lo sospettavano già da qualche giorno: il medico e l'impiegata, che lavora all'hub come interinale per conto della società Umana, sono stati visti confabulare in disparte. Quando qualcun altro si avvicinava quel fitto parlottare si interrompeva, come se i due interlocutori avessero un segreto da nascondere. Eppure, sul piano professionale non c'era motivo di intensificare così tanto i rapporti e i contatti. Il medico si occupa dell'anamnesi ai pazienti prima di procedere alla vaccinazione. L'amministrativa provvede invece al rilascio del certificato vaccinale, che attesta l'avvenuta inoculazione del siero. Nel caso della prima dose è un primo step in attesa di ottenere il green pass. Che cosa avevano di tanto importante e segreto da dirsi? 


LA SCOPERTA

L'Ulss 2 Marca Trevigiana lo ha scoperto nei giorni scorsi ed è stata una doccia fredda. La direzione sanitaria, messa al corrente dei comportamento quantomeno sospetto dei due operatori, ne ha chiesto conto ai diretti interessati, che lì per lì hanno minimizzato. Ma le loro risposte non hanno convinto: bisognava andare a fondo della questione. Alla fine l'impiegata, messa alle strette, ha vuotato il sacco: il medico le aveva offerto 100 euro per avere un certificato vaccinale, pur non essendo vaccinato. L'azienda sanitaria non ha perso tempo, anzi ha messo subito al corrente del fatto i carabinieri del Nas. Sembrerebbe che il certificato vaccinale sia stato soltanto richiesto e non emesso. Forse quei colloqui brevi e frequenti erano dettati dalla fretta del medico di concludere l'affare, lontano da occhi e orecchi indiscreti. Invece la sua richiesta illegittima è venuta a galla. Anche nell'ipotesi in cui il documento sia già stato rilasciato, non ha comunque valore di green pass, visto che quest'ultimo si ottiene in Italia dopo circa 15 giorni dalla somministrazione della prima dose oppure con un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti o ancora se si è guariti dal Covid. 


LE INDAGINI

La priorità degli inquirenti è scoprire se siamo di fronte all'iniziativa isolata di un medico contrario al vaccino oppure se l'episodio rientri in un sistema si cui fanno parte anche altri soggetti operativi all'interno dei centri vaccinali. L'ipotesi di un'organizzazione che si adopera per procurare certificati falsi è una delle piste da battere. Al momento non ci sono elementi per suffragare questo scenario. Così come rimane aperto l'interrogativo sul medico: siamo di fronte a un no vax che cerca di non perdere il posto di lavoro? Per gli operatori della sanità (medici, infermieri e oss) che nei mesi scorsi hanno rifiutato il siero sono previste infatti sanzioni che vanno dal trasferimento e demansionamento fino alla sospensione. Le Regioni stanno procedendo alla conta di chi manca all'appello. Treviso non gode di una buona posizione nella classifica veneta. Tutt'altro: è la seconda provincia con ben 90 medici e 300 infermieri non vaccinati. Peggio della Marca solo Verona. 

La nota dell'Ulss
 

“Abbiamo trasmesso una relazione ai carabinieri dei Nas che, adesso, effettueranno tutti gli approfondimenti necessari per ricostruire i fatti”. Questo il commento del direttore generale, Francesco Benazzi, in relazione alla presunta richiesta, rivolta da un medico Usca operativo al Punto Vaccinale di Godega di Sant’Urbano a un amministrativo dello stesso Vax Point, di ottenere il certificato vaccinale pur non avendo fatto la vaccinazione.

La verifica interna, con conseguente relazione immediatamente trasmessa ai Nas, è partita dopo che l’Ulss 2 ha intercettato un’inconguenza relativamente al certificato vaccinale del medico Usca. “Sui contenuti di quanto fin qui emerso - sottolinea Benazzi - essendoci un’indagine in corso, non diciamo ovviamente nulla. Saranno i Nas a fare piena luce sull’accaduto. Anche in quest’occasione - aggiunge il direttore generale - vanno sottolineati lo scrupolo e l’attenzione del nostro personale che, in presenza di una situazione “sospetta”, ha immediatamente provveduto ad allertare la direzione”.

Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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