Carenza dei medici di famiglia, l'allarme della Cgil: "Ne mancano 74 in provincia"

Mercoledì 8 Settembre 2021 di Mauro Favaro
In provincia di Treviso mancano 74 medici di base, l'allarme lanciato dalla Cgil

TREVISO - Mancano 74 medici di famiglia: si va avanti con incarichi provvisori a singhiozzo, affidati anche a giovani specializzandi. I cosiddetti super-ambulatori, poi, tecnicamente le medicine di gruppo integrate, non sono mai decollati. E il 90% dei dottori delle guardie mediche è precario. E’ questo, in sintesi, il risultato dell’indagine fatta dall’ufficio studi della Cgil di Treviso, presentata ieri da Anna Rita Contessotto.

L’Usl della Marca, però, specifica che una decina di posti negli ambulatori sono già stati coperti. «E altri 30 medici di famiglia arriveranno con il reclutamento su scala nazionale attraverso la piattaforma Sisac» sottolinea il direttore generale Francesco Benazzi.

Si annunciano camici bianchi in arrivo da tutta Italia, insomma. Resteranno comunque 34 posti vuoti. 


COME FARE

Per questo l’azienda sanitaria, in accordo con la conferenza dei sindaci, nel frattempo ha deciso di correre ai ripari aumentando il numero di pazienti per medico di famiglia: ora ogni camice bianco può salire dal limite di 1.500 a 1.800 assistiti. Per il sindacato, però, non è questa la soluzione. «Anzi, troviamo inquietante che i sindaci, in particolare quelli di zone come la pedemontana, abbiano acconsentito senza dire nulla – punge Renato Bressan, segretario dello Spi Cgil del Veneto – passare a 1.800 assistiti in modo indifferenziato vuol dire non considerare che ci sono zone che hanno maggiori difficoltà». Attualmente la media nella Marca è di 1.483 pazienti per dottore. Il limite è già vicino. «I sindaci sulla proposta dei 1.800 assistiti hanno dimostrato più senso civico e senso di solidarietà dei sindacati – replica Benazzi – non si dimentichi, poi, che i medici che accetteranno potranno contare su un collaboratore di studio per tutta la parte burocratica». E l’Usl rilancia: «Stiamo portando avanti una procedura con la Regione - rivela Benazzi - per fare in modo che i medici che stanno frequentando la scuola di formazione in medicina generale possano passare dal limite di 650 a 1.000 assistiti». In tutto ciò Marta Casarin, segretaria della Fp Cgil di Treviso, non ha dubbi: i medici di famiglia dovrebbero essere assunti direttamente dall’Usl. «L’accesso alle cure dovrebbe essere una garanzia per i cittadini. Ad oggi qui questa garanzia non è così effettiva – mette in chiaro – le cose potrebbero essere diverse con l’inserimento dei medici di famiglia direttamente nel sistema sanitario nazionale, accedendo con le stesse modalità dei medici ospedalieri. Questo permetterebbe di superare trattative come quelle che abbiamo visto per le vaccinazioni anti-Covid». 


IL TREND

Negli ultimi 10 anni il numero di pazienti nella Marca è calato del 16% (-118.057). Parallelamente, però, è sparito il 26,5% dei medici di famiglia, scesi dai 696 del 2011 ai 511 di quest’anno (-185). «Siamo al punto di non ritorno – avverte Vigilio Biscaro, segretario dello Spi Cgil di Treviso – la programmazione è stata sbagliata. E’ necessario aumentare le borse di specialità. Anche se ormai i risultati si vedrebbero comunque solo tra alcuni anni». E anche oltre, visto che i medici di famiglia oggi in servizio hanno un’età media di 52 anni. Nel giro di 10 i anni la maggior parte di loro andrà in pensione. Per quanto riguarda i super-ambulatori, al momento solo il 16% dei medici lavora in una medicina di gruppo integrata. «In teoria avrebbero dovuto coinvolgere almeno il 60% dei dottori» nota Casarin. Invece attualmente sono seguiti in questo modo meno di 120mila cittadini. Gli altri 638mila vengono assistiti con organizzazioni diverse. Tra questi, 57 dottori lavorano ancora come singoli. Il nuovo orizzonte è quello delle “case di comunità”. «Ci saranno degli specialisti e potranno essere inseriti anche gli stessi medici di famiglia» apre il direttore generale dell’Usl. 

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