REVINE LAGO (TREVISO) - Sobrio completo nero, il proverbiale ciuffo e le note di Paolo Conte. Ecco Centinaio in love: l'ex ministro oggi sottosegretario all'agricoltura è emozionato come un adolescente mentre attende la sua Silvia.
La tachicardia sale leggermente per la pioggia. Ben in anticipo sulla sposa, mano nella mano arrivano Matteo Salvini e Francesca Verdini. «Ci siamo cambiati in macchina - ammettono - oggi giornata di mille impegni». Il Segretario in completo blu una punta più accesso dello sposo e camicia bianca, Francesca con miniabito nero e pump color arancio, solo un filo di trucco. «Il secondo giro di boa? Sarà quello giusto - pronostica Salvini, che invece sulla sua liaison non si sbilancia -. Stiamo insieme da due anni e mezzo. E per ora io e Francesca stiamo bene così». Lei gli sistema la giacca, lo abbraccia amorevole, saluta e ringrazia ma in sostanza va di grandi sorrisi. «Gian Marco ed io ci conosciamo da 30 anni - si abbandona ai ricordi Salvini - io ero segretario della Lega di Milano e lui di Pavia». Coetanei, cresciuti a pane e Carroccio, dividono lo scranno in senato e parte della vita privata. «Il mio amico ha scelto di sposarsi in un posto comodo - riprende - senza il gps non ci saremmo mai arrivati. Ma va bene così, che belle queste colline». Inizia il valzer dei calici. «La bollicina per me è solo di festa - spiega il Segretario - generalmente amo il vino fermo».
Celebra il rito il senatore Giampaolo Vallardi. «Siamo compagni di scranno - conferma - e adesso pure conterranei. Gianmarco non è più diversamente veneto». La neo moglie Silvia Gallina arriva con abito bianco formato da un corpino e una gonna sopra il ginocchio e impreziosito dal tulle. I capelli sono acconciati con cerchietto e velo. «Ho le farfalle allo stomaco» confessa mentre si fa travolgere dall'energia del figlio Davide, 6 anni, deciso a far parte della cerimonia tra la mamma e Gian Marco regalando un matrimonio a tratti ad ostacoli. Maria, amica di Silvia recita il sonetto 116 di Shakespeare, il rito prevede l'accensione delle candele della luce e poi, alla fine, un intreccio di polsi secondo l'usanza celtica. «Era venuto il momento di mettere un punto fermo - conclude il sottosegretario -. Ora vivremo a Pavia, ma un pezzo di cuore resta qui: mia suocera, mia cognata e tantissimi amici. E poi la tutela del prosecco, che è diventato la mia croce e delizia!».