Massaggi hot, i clienti del centro di Susegana davanti ai giudici. Nella prossima udienza ascoltato anche il testimone chiave

Sabato 13 Maggio 2023 di Giuliano Pavan
Massaggi hot, i clienti del centro di Susegana davanti ai giudici. Nella prossima udienza anche il testimone chiave

SUSEGANA (TREVISO) - Massaggi a luci rosse: in aula sfilano i clienti del Sakura. Dieci persone si sono sedute sul banco dei testimoni per raccontare cosa accadeva all’interno delle stanze del centro di via Nazionale a Susegana nell’ambito del processo per sfruttamento della prostituzione a carico di Liu Mingfang, 59 anni, e Mo Yuhzen, 56, entrambe di origine cinese e difese in aula dall’avvocato Helga Lopresti. La prima, presente in aula, non è stata però riconosciuta da nessuno dei clienti che, invece, hanno riconosciuto in foto la seconda imputata, che nel frattempo si è resa irreperibile trasferendosi in Cina. «Per un chiaro conflitto di interessi dovrò rinunciare al mandato per Mo Yuhzen - afferma l’avvocato Lopresti - Verrà formalizzato a breve, prima della prossima udienza in cui verrà sentito il testimone chiave, ovvero “Sofia”, una delle massaggiatrici del centro». 

Il centro massaggi hot, ascoltati i clienti

L’indagine riguardo al Sakura era scoppiato nel settembre del 2016. Le prime segnalazioni erano arrivate in primavera, e gli accertamenti erano state affidate ai carabinieri di Susegana. Nel corso dei vari appostamenti, i militari erano riusciti a censire decine di clienti che frequentavano il centro massaggi: il sospetto era che quel continuo via vai di uomini nascondesse ben altro. Gli accertamenti svolti nel corso dei mesi avevano portato a scoprire che i clienti, dopo il massaggio che veniva pagato direttamente alla massaggiatrice di turno, si recavano al bancone per saldare un extra. Circostanza che ha spinto la procura a mettere i sigilli al centro facendo scattare anche la denuncia per sfruttamento della prostituzione a carico delle due titolari. Liu Mingfang e Mo Yuhzen sono accusate di aver costretto una connazionale di 30 anni (“Sofia”) a prostituirsi con i clienti, o quanto meno ad assecondare le loro richieste sessuali. Per ogni prestazione extra avrebbe ricevuto dalle titolari tra i 30 e i 50 euro. Circostanza confermata dai clienti nel corso delle audizioni con i carabinieri, ma che in aula hanno detto di non ricordare nel dettaglio. Di certo c’è che non si trattava di rapporti completi ma di massaggi intimi. E qui sta il nodo del pagamento: la Procura sostiene che i soldi venivano dati alle maitresse e non alla massaggiatrice, circostanza in parte confermata in aula dai clienti che però sostengono di non aver dato alcun extra.

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