Bimba annegata nel lago di Revine: chiesto il processo ai responsabili del Grest, una suora e due animatrici

Giovedì 30 Marzo 2023 di Valeria Lipparini
REVINE Il corpo della piccola Mariia è appena stato ripescato dalle squadre di soccorso

REVINE LAGO - Chiesto il rinvio a giudizio per quattro tra direttrici del Grest e animatrici, per la morte di Mariia Markovetska, la bimba ucraina di sette anni annegata lo scorso 28 luglio nel lago di Revine durante una gita con gli amici del Grest, organizzata dal Campus San Giuseppe di Vittorio Veneto. Il pubblico ministero Valeria Peruzzo ha chiuso le indagini e ha chiesto il processo, a vario titolo, per la responsabile dell’attività estiva Camilla Rizzardi, 37enne di Revine Lago (difesa dall’avvocato Valentina Sartor), suor Maddalena, ovvero Marina Baro, 83enne di Vittorio Veneto, in quanto responsabile del centro estivo (difesa dagli avvocati Carmela Paola Sardella e Giampaolo Miotto), e le animatrici che avevano il compito di vigilare i gruppi dei ragazzini Simonetta Da Roch, 56 anni di Vittorio Veneto, responsabile vicario dell’animazione (difesa dagli avvocati Stefano Pietrobon e Fabio Collodet) e Martina Paier, 23enne di Vittorio Veneto, in qualità di animatrice-operatrice del centro estivo (difesa dall’avvocato Stefano Arrigo).

Devono rispondere di omicidio colposo in quanto avevano organizzato l’escursione al lago di Santa Maria a Revine, con la previsione di far fare un bagno a tutti i ragazzini del Grest senza che fosse stato predisposto alcun servizio di soccorso balneare. Inoltre, dovranno rispondere del fatto che non erano state poste in essere garanzie minime di sicurezza come, ad esempio, l’accertamento delle capacità di nuotare dei bambini e dell’utilizzo di salvagenti. Le due animatrici dovranno rispondere di non aver vigilato adeguatamente sul gruppo dei bambini a loro affidati definiti dal colore “yellow” al momento del bagno nel lago e non si sarebbero accorte tempestivamente dell’assenza di Mariia.

«NON DORMO PIU’» Archiviata la posizione di Tiffany De Martin, 21 anni di Fregona, difesa dall’avvocato Enrico D’Orazio in quanto era stata l’unica a rispondere all’interrogatorio di garanzia e a documentare, in quella sede, la sua estraneità all’incidente mortale. A lei, infatti, era stato affidato il gruppo di bambini “green” come evidenziato dai messaggi whatsapp dei capi animatori e dal fatto che Tiffany, al momento dell’annegamento, si trovava al bar con altri bimbi.

Nonostante sia stata dimostrata la sua estraneità ai fatti la ragazza ha ancora gli incubi. «Non dormo di notte» ha detto al suo avvocato. «Ho il cuore in pezzi» ha ripetuto più e più volte.

IL FATTO Il corpicino della piccola era stato ritrovato per caso sott’acqua da una coppia di turisti belgi, circa 50 minuti dopo che gli animatori avevano lanciato l’allarme. E ogni tentativo di rianimarla era stato vano. Nel frattempo Mariia ha trovato sepoltura in Ucraina, nella regione di Ivano-Frankivs’k di cui è originaria, dopo non poche difficoltà burocratiche e logistiche legate al conflitto in corso. Mamma Antonina, devastata dal dolore, aveva deciso di restare in patria portando con sé la figlioletta più piccola e ricongiungendosi con il marito, rimasto a combattere. I nonni, invece sono rientrati in Italia e continuano a chiedere «verità e giustizia» per la loro nipote.

Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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