Lancenigo. Marco trovato morto lungo i binari, capotreno a giudizio per omissione di soccorso ma scatta la prescrizione

Sabato 17 Dicembre 2022 di Giuliano Pavan
La stazione dei treni di Lancenigo
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TREVISO - «Mi sento presa in giro, trovo tutto assurdo e sono molto delusa dalla giustizia». Parole di Anna Cattarin, la madre di Marco Cestaro, il 17enne di Villorba ritrovato agonizzante lungo i binari nei pressi della stazione di Lancenigo il 13 gennaio 2017 e morto dopo 4 giorni di agonia. A quasi sei anni dai fatti la Procura di Treviso ha depositato la citazione diretta a giudizio per la capotreno Maria Rosaria Castignola, 41enne nata a Napoli ma residente a Povoletto, in provincia di Udine, per l’ipotesi di reato di omissione di soccorso. Per gli inquirenti, mentre a bordo del regionale Udine-Venezia viaggiava a 30km/h in direzione Lancenigo, aveva visto il corpo del 17enne a fianco dei binari e «ometteva di accertarsi delle reali condizioni di Marco, che era ancora in vita, e di prestargli l’assistenza attendendo l’arrivo dei soccorsi, così determinando un ritardo nell’intervento di soccorso di circa 40 minuti». L’udienza, però, è stata fissata il 13 novembre 2024, fra quasi due anni, quando il reato sarà già prescritto.

Motivo per cui i legali della famiglia di Marco, gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, hanno inviato una formale richiesta al tribunale per anticipare l’udienza. «Almeno per cercare di arrivare a un pronunciamento di primo grado» sottolinea l’avvocato Cozza.

GLI EVENTI

La vicenda è intricata. A partire dal fatto che i familiari di Marco non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio. Il 17enne venne ritrovato agonizzante lungo i binari a Lancenigo il 13 gennaio 2017, morendo quattro giorni dopo il ricovero, il 16 gennaio. Si indagò subito per omissione di soccorso ma la madre, sostenendo che il figlio fosse stato vittima di un pestaggio da parte di un branco e lasciato lungo i binari, riuscì a far aprire un nuovo filone d’indagine per omicidio. Due fascicoli paralleli e indipendenti, con il secondo ancora in fase di indagine. Per il primo, quello per l’omissione di soccorso a carico del personale ferroviario, gli inquirenti avevano chiesto l’archiviazione. A cui la famiglia si è opposta ottenendo dal gip, nel marzo 2021, il rigetto e la disposizione di nuovi accertamenti. Tra cui «l’opportuna analisi sugli abiti indossati da Marco Cestaro per verificare la presenza di tracce biologiche appartenenti a terzi e per opportuna comparazione con le lesioni rilevate in sede autoptica».

LA REAZIONE

Per la famiglia si era trattato di una vittoria. «È stato vittima di un pestaggio da parte del branco e lasciato lungo i binari della stazione di Lancenigo. Non si è suicidato, mio figlio è stato ucciso» aveva dichiarato Anna Cattarin. Già, perché le ferite sul corpo del 17enne non erano comparabili con un investimento del treno: il colpo mortale, secondo una perizia di parte, era stato inflitto con un mezzo tagliente seghettato sul lato destro del collo. «Marco era stato barbaramente torturato da almeno tre individui» sosteneva la madre. Fatti su cui la Procura sta ancora indagando. A differenza del fascicolo sull’omissione di soccorso su cui però, salvo nuovi sviluppi, scatterà la prescrizione ancora prima dell’inizio del processo. 

Ultimo aggiornamento: 17:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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