«Treviso senza smog: ecco quando questo accadrà»

Lunedì 24 Gennaio 2022 di Mauro Favaro
E' scattato l'allarme rosso per lo smog; la concentrazione di Pm10 ha superato per 10 giorni di fila il limite

TREVISO - E’ scattato l’allarme rosso per lo smog. La concentrazione di polveri sottili nell’aria ha superato per 10 giorni di fila il limite di 50 microgrammi per metro cubo. Treviso ha bloccato in particolare la circolazione dei veicoli a gasolio da Euro 0 a Euro 5 (dalle 8.30 alle 18.30). La qualità dell’aria che respiriamo è tutt’altro che ideale. Eppure negli ultimi anni sono stati fatti enormi passi in avanti. La legge dice che sul fronte Pm10 non si dovrebbe superare più di 35 volte all’anno il valore limite giornaliero per la protezione della salute umana, fissato appunto in 50 microgrammi. Treviso è ancora oltre. Ma fino all’inizio degli anni 2000 venivano registrati oltre 100 sforamenti all’anno. Nel 2021, invece, sono stati 45. «Nel tempo gli interventi antismog hanno fatto calare le emissioni – spiega Rodolfo Bassan, direttore del dipartimento regionale Qualità dell’ambiente di Arpav – la situazione è in costante miglioramento. Continuando così, rientreremo nei limite di legge. Non è possibile dire se tra due, tre o cinque anni. Ma ci arriveremo».
 

Direttore Bassan, il riferimento principale per la qualità dell’aria nella Marca è la centralina di via Lancieri di Novara a Treviso? 
«Sì. E qui nel 2021 abbiamo registrato 45 sforamenti. Vuol dire dieci in più rispetto al limite. Un numero non elevatissimo. Non abbiamo ancora raggiunto quanto dettato dalla legge. Infatti siamo in infrazione europea in tutta la pianura padana. Anche Treviso ha questo problema. Nel corso degli anni, però, ci sono stati miglioramenti sensibili. E non siamo lontani dall’obiettivo di rientrare nei limite di legge».
 

Qual è la differenza rispetto al passato? 
«Quindici anni fa andavamo abbondantemente oltre ai 100 sforamenti all’anno. Adesso siamo a 45. Va detto che l’andamento è altalenante. Pochi anni fa abbiamo registrato un picco di 80 superamenti. Ma il trend di diminuzione è costante».
 

Le chiusure legate all’emergenza Covid, il lockdown generale del 2020, lo stop all’aeroporto Canova per 15 mesi, la riduzione del traffico e così via, hanno migliorato il quadro relativo all’inquinamento?
«Nell’anno del lockdown paradossalmente ci sono stati più superamenti. Non c’è una correlazione diretta. Dobbiamo guardare l’andamento nel corso del tempo. Questo dice che ci sono sempre delle oscillazioni. Ma la tendenza è a calare».
 

Come si spiega che dopo l’ultimo monitoraggio, ad esempio, l’aria di Quinto è risultata più inquinata di quella di Treviso. Anche con l’aeroporto chiuso?
«Fattori meteorologici, e a volte anche orografici, possono creare disomogeneità di questo tipo. Ma sono sempre marginali rispetto al contesto». 
 

Quanto aiutano il blocco delle auto più inquinanti a Treviso e l’attuale stop al traffico a rotazione in una serie di comuni della provincia? 
«L’aspetto più importante di queste misure è sicuramente quello della sensibilizzazione. Si lancia un messaggio educativo. Ed è importante».
 

Lo stop ai Panevin causa emergenza Covid ha aiutato contro l’inquinamento? 
Tutto quello che bruciamo produce delle sostanze. Ma il Panevin è una tradizione che dura un giorno e ha un effetto limitato. Non è quello che fa la differenza».
 

E cosa la fa? 
«Gli interventi decisi negli anni. Magari non ci si rende nemmeno conto. Il passaggio da Euro 0 a Euro 6, ad esempio, ha portato a risultati eccezionali. Così come ci sono stati grossi risultati dopo la scelta di imporre sistemi di abbattimento nelle industrie, come avvenuto con le leggi degli ultimi anni. E anche la rottamazione delle stufe ha portato a grossi risultati».
 

Dopo tre anni di bandi caldaie, per il 2022 la Provincia di Treviso ha previsto lo stanziamento di 900mila euro per la sostituzione dei vecchi impianti delle aziende. E’ una mossa che va nella direzione giusta? 
«Certamente. Ed è stata condivisa. Il riscaldamento ha un peso specifico nell’inquinamento. A Treviso circa un terzo del Pm10 viene prodotto dal riscaldamento domestico. Le imprese rappresentano il 10%. Di questo 10, il 7% è legato alle caldaie a gasolio. Significa che un intervento di questo tipo va a erodere il 7% delle emissioni. Che non è poco». 
 

Insomma, è la strada giusta. 
«Gli interventi di politica virtuosa vanno a ridurre il totale emissivo.

E’ l’unico elemento sul quale possiamo incidere. Sappiamo che l’inquinamento atmosferico è determinato da due fattori principali: la meteorologia e il monte emissivo. Sul primo ovviamente non possiamo incidere. Sul secondo, invece, sì. Ed è quello che si sta facendo». 

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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