Messina Denaro, in Veneto i postini dei pizzini del boss mafioso

Venerdì 22 Novembre 2019 di Davide Tamiello
Messina Denaro, in Veneto i postini dei pizzini del boss mafioso
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Anche i postini del boss hanno dei trascorsi veneti. E se della tappa trevigiana del ricercato numero uno in Italia, il capo dei capi di mafia Matteo Messina Denaro, vi è traccia solamente nelle dichiarazioni (affidabili o meno lo stabiliranno le indagini degli inquirenti) del collaboratore di giustizia Emanuele Merenda, ex esattore della criminalità organizzata, per i suoi due fiancheggiatori i riscontri sono decisamente più concreti. Da una parte l'imprenditore trapanese Domenico Mimmo Scimonelli, dall'altra il camionista Giovanni Loretta: il primo, 52 anni, qualche anno fa come viticoltore aveva ricevuto un premio al Vinitaly, a Verona. Il secondo, invece, nel 2015 era stato arrestato a Codevigo, dove si trovava con un carico di crostacei destinati a Chioggia. L'accusa? Aver aiutato il boss nella sua fuga. Entrambi erano dei fedelissimi di Messina Denaro: il loro compito principale era quello di fare da postini di pizzini. Erano loro, cioè, a portare agli affiliati le sue indicazioni. I loro trascorsi veneti  potrebbero anche essere casuali. Ma non si può neppure escludere, a questo punto, se dovesse essere confermato che Messina Denaro avrebbe passato un periodo in una cantina della Marca, che si trattasse di coperture per incontrare il boss e per ricevere nuove disposizioni. 
L'IMPRENDITOREScimonelli, due mesi fa, è stato condannato in appello all'ergastolo dal tribunale di Palermo con l'accusa di essere stato il mandante dell'omicidio del pastore Salvatore Lombardo, assassinato davanti al bar di Partanna Smart Cafè il 21 maggio 2009. Nato in Svizzera, titolare di un supermercato Despar a Castelvetrano, poi aveva iniziato la sua attività imprenditoriale in Lombardia. 
In Italia aveva iniziato a lavorare nel settore vinicolo, e anche con certi risultati: per l'appunto, ospite al Vinitaly, era stato anche premiato dalla rassegna veronese per i suoi prodotti. Tutti i suoi movimenti, però, per la procura di Palermo, si svolgevano in funzione del boss. Per gli inquirenti, infatti, era l'uomo dei bancomat di Messina Denaro, tra Roma, Milano e Lugano, dove creava società fittizie tramite le quali aveva a disposizione diverse carte di credito.
CAMIONISTALoretta, 46 anni, per la direzione distrettuale antimafia di Palermo era uno dei fiancheggiatori del boss, avrebbe agevolato la latitanza del capo di Cosa Nostra entrando a far parte della rete dei suoi emissari che comunicavano tramite, appunto, i pizzini. Secondo i riscontri raccolti dalla polizia, Loretta assicurava le trasmissioni fra Vito Gondola, 77 anni, pastore reggente del mandamento di Mazara, considerato l'ufficiale postale di Messina Denaro, e Vincenzo Giambalvo, allevatore, 38enne uomo d'onore della famiglia mafiosa trapanese di Santa Ninfa.
Davide Tamiello

Ultimo aggiornamento: 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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