Maestro di inverno, pescivendolo d'estate in Norvegia: ora i racconti

Martedì 5 Febbraio 2019 di Laura Simeoni
Massimo Toffoletto
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TREVISO -  È diventato famoso come il pescivendolo italiano in Norvegia che poi è il titolo del libro pubblicato dall'editrice Aurelia di Asolo. Massimo Toffoletto in realtà a Bergen, seconda città della Norvegia, ci è arrivato per caso, perché da studente non aveva ben chiari i confini geografici del nord Europa. Lui pensava di volare in Olanda. Ora, che di anni ne fa 47, torna tra i banchi del pesce due mesi d'estate, quando sospende l'attività di maestro elementare a Treviso. Il cuore rimane diviso a metà e l'ultimo suo libro narra di Racconti Scandinavi (sempre Aurelia ed.) con bellissime illustrazioni realizzate dagli allievi della Scuola internazionale d'illustrazione per l'infanzia di Sarmede. 
Non è strano per un maestro vendere pesce al mercato? 
«In realtà oltre a vendere pesce in Norvegia, insegnare alla scuola primaria, fare l'interprete di russo, norvegese e inglese, ho lavorato come teatrante in una compagnia di burattinai, senza trascurare l'attività di ricercatore di letteratura russa a Bergen, dove ero approdato per sbaglio. Studiavo all'Università di Venezia e volevo passare un periodo all'estero con una borsa di studio Erasmus. Quando ho letto il nome Bergen, pensavo fosse in Olanda dove desideravo tanto andare». 
Perché ci è rimasto e ci ritorna? 
«Alla fine sono partito comunque perché, allora come oggi, nutro una forte attrazione per i paesi stranieri, soprattutto per quelli che conosco meno. Avevo 23 anni e sapere di poter vivere sei mesi in Scandinavia mi ha emozionato. Per alcuni anni ho lavorato al mercato del pesce di Bergen e contemporaneamente sono stato dottorando all'Università. Un'associazione insolita e arricchente. Continuo a ritornare a Bergen per vari motivi. Una è la possibilità di vivere un paio di mesi pienamente come un norvegese: lavoro, frequento i locali, leggo libri, compro nei negozi, fruisco dei mass-media. È come avere un cervello con gli emisferi di nazionalità diversa». 
Lei cita il mistero e l'attrazione per i pesci. 
«Fin da bambino mi è sempre piaciuto attraversare i mercati del pesce ed osservare le forme e i colori. Quando si visitava una nuova città chiedevo sempre ai miei genitori di portarmi al mercato del pesce. Così a Bergen l'ho frequentato fin da subito. E' così diverso dai nostri». 
In che senso? 
«Sulle bancarelle a parte il pesce crudo, c'è anche quello pronto all'uso: l'affumicato (salmone, aringhe, merluzzo) e i crostacei (gamberetti, astici, granchi reali) che nel Nord i pescatori mettono a bollire in nave mentre fanno rotta al mercato. I pescivendoli a Bergen sanno come me diverse lingue per spiegare non solo ai norvegesi, ma soprattutto ai turisti stranieri cosa mangiare. È un ambiente multietnico, imprevedibile dove di colpo passi dal norvegese al veneto incontrando conterranei viaggiatori».
Com'è avvenuto il salto dall'autobiografia alle favole? 
«Dopo anni di esperienze a contatto con il mondo dell'infanzia e le letture di tanti libri ho voluto provarci anch'io. Devo dire che il lavoro di maestro mi ha aiutato. Quando si scrive per i bambini il problema principale è spogliarsi della propria identità adulta. È incredibile come ci dimentichiamo di quand'eravamo piccoli: come pensavamo, cosa ci faceva ridere, cosa ci svegliava di notte?». 
Nelle fiabe scandinave domina il mito dei Vichinghi che è vivo anche da noi, perché secondo lei? 
«Posso dire che i Vichinghi, per i norvegesi e gli scandinavi in generale, costituiscono il passato glorioso come potrebbero essere i Romani per noi. La loro storia si trasforma in mito universale. Il mio libro si apre con le avventure del vichingo Leif Erickson, il primo europeo a raggiungere la costa dell'America Settentrionale». 
Un tipo interessante! 
«Eh già, suo padre aveva colonizzato la Groenlandia e un suo antenato l'Islanda. Leif iniziò a viaggiare perché sia suo nonno che suo padre erano stati espulsi dalle comunità vichinghe per aver commesso atti tremendi. Navigando con le loro navi, i Drakkar, sospinti fuori rotta dai venti, scoprirono terre sconosciute».
E poi c'è il folletto Nisse che ricorda il nostro Mazzariol.
«Sì, ambedue hanno un berretto rosso e un carattere peperino. Meglio non farli arrabbiare perché diventano terribili!». 
E come sono i bambini norvegesi? 
«Le scuole elementari che sono diversissime dalle nostre. Per sviluppare la manualità i bambini di 7-8 anni frequentano lezioni settimanali di falegnameria con delle seghe lunga più di mezzo metro». 
Novità editoriali in vista? 
«Sto scrivendo un romanzo per bambini che parla di un fanciullo insicuro, incompreso e non amato, che intraprenderà un viaggio fantastico in grado di cambiare la sua vita. Ma ho in progetto anche una nuova edizione del Pescivendolo italiano in Norvegia. Sono affezionato a questo libro che è stato incluso nelle guide turistiche». 
Un motivo per andare in Norvegia? 
«La luce limpida, le favole dei vichinghi e il delizioso salmone che vendo al mercato del pesce di Bergen». 
 
Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 10:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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