Gruppo Zero messo in liquidazione. Intanto l'inchiesta sulla truffa da 24 milioni si allarga

Tra i creditori molti dei 160 ex dipendenti, il Gruppo ora ne ha solo dieci. Udienza per la definizione del debito fissata al 20 giugno: per insinuarsi nel passivo domande entro il 20 maggio

Giovedì 26 Gennaio 2023 di Giuliano Pavan
La sede di Casa Zero a Nervesa. Gruppo Zero detiene il 50% delle quote

TREVISO - Il tribunale di Treviso spegne le speranze del Gruppo Zero, che partecipa per il 50% al consorzio Casa Zero di Nervesa della Battaglia. Il giudice Bruno Casciarri ha infatti dato avvio alla procedura di liquidazione giudiziale della società, nominando curatore fallimentare il dottor Danilo Porrazzo. Lo stesso professionista che era stato nominato commissario nel tentativo di Gruppo Zero di presentare un piano di risanamento e una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale. Circostanza che però non si è verificata, visto che la stessa società aveva rinunciato. La messa in liquidazione giudiziale era dunque un passo obbligato. L'udienza per la definizione del debito (che il curatore Porrazzo sostiene possa essere «molto importante») è fissata per il 20 giugno prossimo: i creditori (tra questi molti dei 160 ex dipendenti, ora il Gruppo ne conta soltanto dieci, ndr) che volessero insinuarsi nel passivo dovranno invece presentare domanda entro il 20 maggio.

LE INDAGINI
Se sul fronte fallimentare si dovranno dunque attendere cinque mesi per ulteriori sviluppi, in quello penale si attende a breve il deposito della sentenza della Corte di Cassazione riguardo al ricorso per il dissequestro degli 8,2 milioni di euro a cui ha posto i sigilli il tribunale di Treviso, prelevandoli dai conti correnti di Casa Zero e di fatto bloccandone l'attività. La Procura sta infatti portando avanti un'indagine per una presunta truffa da 24 milioni di euro legata a lavori di ristrutturazione ed efficientamento energetico di immobili privati in realtà mai avvenuti. Indagine che si sta allargando. Gli inquirenti ipotizzano responsabilità non solo a carico del legale rappresentante del consorzio, un manager milanese di 47 anni, del presidente Alberto Botter, 38enne trevigiano, e del consulente esterno Massimiliano Mattiazzo, ingegnere trevigiano di 55 anni, colui che avrebbe firmato le attestazioni che assicuravano l'avvenuta esecuzione dei lavori quando in realtà non sarebbero stati eseguiti. L'attenzione si è posata anche su altri collaboratori di Casa Zero, tra professionisti del settore edilizio e procacciatori di affari.

L'APPELLO
Intanto, i clienti di Casa Zero sono ormai esasperati e attendono con impazienza di avere riscontri dai politici a cui si sono rivolti: dal ministro della Giustizia Carlo Nordio al viceministro per la transizione ecologica Vannia Gava al capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Tommaso Foti e a molti altri. «Al di là della pronuncia della Cassazione e delle indagini condotte dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli, - dice il comitato dei clienti di Casa Zero, che si è costituito da poco più di un mese - questa storia deve finire: la gente vuole stare tranquilla e chi ne ha la possibilità deve poter ricominciare i lavori con un'altra azienda.

C'è gente che vuole ripartire tranquillamente. Abbiamo tutti famiglia, abbiamo figli, qualcuno ha problemi seri, malattie. Questa storia deve finire qua: abbiamo bisogno di un intervento mirato e preciso e della voce di qualcuno che ci dica cosa dobbiamo fare. Noi non possiamo andare avanti altri cinque anni così».

Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 00:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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